Gena Rowlands - foto via Getty Images

1930 - 2024

Gena Rowlands era il volto della moderna nevrosi femminile

Andrea Minuz

Superba nella sua bellezza e bravura, l'attrice ha vissuto una vita tumultuosa fuori e dentro Hollywood, ha vinto Grammy, Emmy, Globe, ma mai un Oscar, a parte quello alla carriera, e ha dimostrato che si poteva essere molto bionde e molto "indie"

A un certo punto di “A Woman Under the Influence” Gena Rowlands fa su e giù sul marciapiede. Sembra una gattara americana, maglione con le toppe, gonna da cheerleader, orrendi calzini rosa. È nervosa. Deve prendere i figli a scuola ma non sa che ore sono, forse è tardi, forse non si ricorda quando escono. Chiede l’ora ai passanti ma pensano sia pazza e inveisce contro tutti. Il talento di Gena Rowlands lo vedevi in scene come questa (è su YouTube, ma vedetevi anche il film): scene in cui non succede nulla ma ti arriva addosso tutto il caos di quel personaggio, “una moglie che cerca di vivere il suo matrimonio secondo canoni romantici ottocenteschi”, diceva lei, “però non ce la fa e va in pezzi”.
 

Tutte le “desperate housewives” e mamme imperfette di film e serie di oggi e anche le concorrenti cornificate che crollano a “Temptation Island” dovrebbero ripassarsi un po’ della Mabel di “Una moglie”, film femminista ma non piagnone, con cui Rowlands e Cassavetes hanno riscritto i canoni della nevrosi femminile (oggi Mabel passerebbe le giornate su Instagram, iscritta al gruppo “mamme di merda”, accanita col patriarcato inteso come hashtag, scriverebbe un manuale self-help, avrebbe una rubrica su Vanity Fair).
 

Superba nella sua bellezza e bravura, Gena Rowlands ha vissuto una vita tumultuosa fuori e dentro Hollywood, ha aperto e chiuso il ciclo del “New American Cinema”, ha vinto Grammy, Emmy, Globe, ma mai un Oscar, a parte quello alla carriera, e ha dimostrato che si poteva essere molto bionde e molto “indie”, spianando la strada a tutte le Chloë Sevigny e Greta Gerwig di oggi. Non era solo “la musa di Cassavetes”. Quando il cinema e la vita sembravano una cosa sola, i film di Rowlands e Cassavetes hanno ribaltato i cliché delle grandi coppie del cinema. Quindi non Karena e Godard o Giulietta Masina e Fellini, ma una creazione totalizzante che partiva dal loro matrimonio, passava dal teatro, arrivava al cinema (in questo Cassavetes resta il più “bergmaniano” dei registi americani).
 

E infatti Gena Rowlands sopravvive a Cassavetes. Si stufa del cinema indipendente, si ricostruisce come attrice anche pop, senza infilarci gli spiegoni del marito (“scusate sto facendo un film per Hollywood ma è per finanziare i miei film anti-hollywoodiani”). Quindi l’Alzheimer, nella vita e nel cinema, e cioè “The Notebook” melodrammone kitsch con Ryan Gosling e Rachel McAdams diretto da suo figlio Nick, che ora diventa il film con cui ricordarla, sperando metta voglia di vedersi anche gli altri.

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