(1935-2024)
Alain Delon, una storia di bellezza della sconfitta
Macellatore, guerriero, attore. Era innanzitutto un uomo a cui piacevano le donne ma era un uomo mai in pace. Ora finalmente dorme le sue prime notti di quiete come il protagonista del film di Zurlini girato a Rimini nei più plumbei Settanta
E’ morto un uomo. Non scrivo che è morto l’ultimo uomo perché non bisogna esagerare e di uomini, di veri uomini, in giro ce ne saranno altri. Non molti però. E non giovani, temo. E non così belli, immagino (la bellezza è femminile, all’uomo bello i malevoli, gli invidiosi, scoprono sempre un lato femmineo...). E’ morto un uomo e dunque un uomo che sapeva usare le armi e uccidere. “Io so tutto sulle salsicce, sui salami, sul prosciutto crudo cotto affumicato, sul modo di affettarlo, sul modo di ammazzare un maiale, ad ammazzare i maiali poi son bravissimo, adopro la mazza...”. Alain Delon lo racconta nella formidabile intervista che gli fece Oriana Fallaci nel 1964, subito dopo “Il Gattopardo”. Ovviamente parlarono di cinema, argomento che mi interessa poco, e di Luchino Visconti, argomento che mi interessa nulla. Mi interessa molto la macellazione dei maiali: “Quando son morti li aggancio, gli taglio la vena del collo, e raccolgo il sangue nella pentola per fare i sanguinacci, poi gli apro la pancia, li pulisco, li rimetto per terra, li abbrustolisco per levargli i peli, li lavo, tiens! J’avais seize ans, sedici anni, quando imparai così bene e non ho dimenticato nulla: potrei tornare a macellare maiali e fare salsicce domani”. Siccome il patrigno era un macellaio, al tempo in cui i macellai meritavano il loro nome macellando gli animali, non limitandosi a venderli come fanno oggi. Ad Alain si apriva quell’onorevole carriera ma a 17 anni si arruolò volontario e partì per l’Indocina ancora per poco francese. Nella giungla vietnamita si batté per l’Europa contro l’Asia, per la civiltà contro il comunismo, per l’uomo contro le moltitudini. Venne sconfitto. Fummo sconfitti.
Perse innumerevoli altre volte perché la sconfitta è il destino dell’uomo. La necessità dell’uomo. “Lo sconfitto è sempre un pochino più savio, più problematico, più pensoso” scrisse Giorgio Manganelli. Lo sconfitto è persona migliore... Del grande attore defunto oggi si elencano i capolavori, le soddisfazioni, i premi, le conquiste ma difficilmente si ricorda che le sue donne incantevoli morirono quasi tutte prima di lui, a volte molto prima: Romy Schneider nel 1982, Dalida nel 1987, Nico nel 1988, Marisa Mell nel 1992, Mireille Darc nel 2017, Nathalie nel 2021... Sei uno splendido quarantenne e ti muore Sissi: come ci rimani?
“Siamo nati per amare una donna, non per rimorchiare un uomo” disse non molti anni fa alla televisione francese, suscitando lo sdegno del culturame, dei molluschi che non hanno conosciuto il fuoco dei vietcong né i baci delle donne più belle del mondo. Mai lo avevano apprezzato i cosiddetti intellettuali di sinistra: era di destra. Era un amico di Jean-Marie Le Pen, un sostenitore di Marine Le Pen, mentre di De Gaulle ripeteva la frase più obsoleta e proibita: “La Francia è una nazione di razza bianca”. Era innanzitutto un uomo a cui piacevano le donne: quale il nesso con l’organizzatore delle Sodomiadi di Parigi, Macron, che adesso ostenta cordoglio?
Sto cercando di capire se Delon era di destra perché era un uomo. Amo le eccezioni, non mi piacciono i determinismi proprio perché funzionano troppo spesso. Si può essere uomini senza avere mai macellato un maiale (io al massimo ho macellato un’oca, un porco non mi è mai capitato). Si può essere uomini senza essere di destra (l’altro giorno ero a Molfetta per omaggiare Gaetano Salvemini secondo il quale “dinanzi alla mischia furiosa e volgare dei partiti, all’uomo onesto non rimane che chiudersi in casa”). E però macellare e militare a destra sono attività che aumentano il testosterone. Se non macelli e non sei di destra devi procurartelo in qualche altro modo, prendere integratori, non so. Se lavori in campo culturale (cinema, editoria...) e non macelli e non sei di destra rischi di cadere nel conformismo, letale per la virilità. Lo spiega Emerson: “Chiunque vuol essere un uomo deve essere non conformista”.
Alain Delon, macellatore, guerriero, attore, uomo mai in pace, finalmente dorme le sue prime notti di quiete come il protagonista del film di Zurlini girato a Rimini nei più plumbei Settanta. Una storia di bellezza e sconfitta. Di bellezza della sconfitta.