L'amore a Venezia. Sul red carpet pochi influencer e tante coppie navigate. È il "vecchio" che resiste
Sigourney Weaver con il marito Jim, "insieme da quarant’anni”, la presidente della giuria Isabelle Huppert con il suo Ronald dal 1982. E poi attori, registi, stilisti e grandi ospiti, tutti accompagnatissimi. Passeggiata all'inaugurazione dell’81esima Mostra internazionale d’Arte Cinematografica
Il nuovo (leggi influencer) che scompare e il vecchio (non solo d’età) che riappare, regnando sovrano. Lo notiamo - e in alcuni casi lo tocchiamo, con saluti e baci - sul red carpet della cerimonia inaugurale dell’81esima Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “griffata” (no logo, off course!) da due maestri come Alberto Barbera e Pietrangelo Buttafuoco. Se le Meloni’s dicono basta ai loro “boys” e alla famiglia “tradizionale” dopo pochi anni, a Hollywood si resiste. Nel cinema e non solo.
Sigourney Weaver per esempio, con Jim, “con cui stiamo insieme da quarant’anni”, dice lei sul palco del Palazzo del Cinema, stringendo forte tra le mani il Leone d’Oro alla Carriera. “Questo Leone d'oro verrà in gondola con me, in aereo con me - tiene a precisare - e mio marito dovrà abituarsi ad averlo nel letto in mezzo a noi". Son gusti, per carità.
Anche Isabelle Huppert, presidente della giuria del Concorso ufficiale, sta con il suo Ronald dal 1982. Una fatica? Le chiediamo prima della cena all’Excelsior, blindatissima dalla pandemia, chissà perché, facendoci rimpiangere quando si faceva nei tendoni, ma almeno era in spiaggia. “Anche", risponde lei, fasciata da uno scenografico ma non pratico abito rosso di Balenciaga, “ma soprattutto un piacere. L’amore con l’età si trasforma”. Sarà questa la regola che avranno seguito Tim Burton e Monica Bellucci, insieme da poco più di un anno? È vero, i gusti son gusti, ma a un certo punto non si segue solo la bellezza. “Monicá”, come la chiamavano i francesi quando stava con Vincent Cassel, sex symbol come lei, è tornata “Monica” e oggi preferisce l’uomo intellettuale, il regista black and gothic. Lui, ovviamente, cede e la vuole nel suo nuovo film, presentato in prima mondiale proprio qui a Venezia dove la trasforma in una donna/bambola assassina. Il film si intitola Beetlejuice Beetlejuice, sequel di un primo Beetlejuice del 1988 che in italiano ha un sottotitolo da dimenticare: Spiritello porcello. Lo guardiamo con la mecenate e grande collezionista d’arte Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, insieme al suo Agostino “da tantissimo”, ci disse a casa sua tempo fa, durante la cena di gala per Artissima. Poco distanti ci sono anche Francesco Rutelli con Barbara Palombelli, anche loro “che resistono”, Roberto Cicutto e Piero Maccarinelli, la stilista Alberta Ferretti con Giuseppe Campanella, Tiziana Rocca con Giulio Base (il loro amore sbocciò proprio qui al Lido quasi trent’anni fa), Isabella Ferrari con Renato De Maria, Willem Dafoe con Giada Colagrande e molti altri.
Pochissimi gli influencer, “finalmente meno apparenza e più sostanza”, direbbe Natalia Aspesi. La Ferragni è “l’innominabile”. Stupisce come sempre Patty Smith, androgina e incatalogabile, oltre il genere, che calca il red carpet col suo amico-fidanzato tastierista Lenny Kaye, ancora oggi suo compagno d’avventure. Domani? “Chi lo sa”, risponde al Foglio. “Godiamoci il presente e non pensiamo a nient’altro”. E se lo dice lei…
Politicamente corretto e panettone