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Venezia 2024

Altro che Sala Grande, alla Mostra di Venezia la vera calca è quella che per intrufolarsi alle feste

Saverio Raimondo

Fenomenologia dei party esclusivi che ruotano attorno al Festival del cinema: da quelli dopo le 22, per risparmiare sul buffet, agli aperitivi colmi di pezzi grossi dell'intrattenimento. Ma imbucarsi in modo cinematografico sarebbe un biglietto da visita migliore

Alla Mostra del Cinema di Venezia è tempo di bilanci. Non tanto dei film (quelli non sono ancora finiti, e poi ci penserà la giuria sabato a tirare le somme); quanto delle feste. Da oggi infatti iniziano i primi rientri, nelle prossime settantadue ore il Lido lentamente si svuoterà, e le serate si fanno via via più malinconiche. I party esclusivi si sono già tenuti tutti: dopo Campari, è stato il turno di Armani e Vanity Fair, entrambe feste inespugnabili – nota a margine per una mondanità contemporanea: deve esserci sempre almeno qualche imbucato a un ricevimento, qualche +1 in più, altrimenti non è una festa ma un ghetto. In questi giorni ogni sera sono stato a un party; e posso dirvi in conclusione che “Venezia 81” ha ribadito il primato del cinema sulla vita reale. Mi sono divertito molto di più in sala con i film che alle feste con le persone e i gin tonic annacquati. Ogni sera qui al Lido le produzioni organizzavano delle feste, alle 22 se non più tardi, sempre nelle stesse ville. Al massimo cambiavano le facce: a una c’era Nanni Moretti, a un’altra Pif, a un’altra ancora hanno fatto scendere la gente dalla terrazza “perché siete troppi, sennò crolla”. L’altra sera chiunque sentivo era stato invitato alla mia stessa festa, con il risultato che si è creata coda e tensione all’ingresso, con un tipo dal marcato accento lombardo che ha iniziato a gridare al buttafuori frasi del tipo “Mi chiami il produttore!… Stai facendo una grande cazzata!!… Non finisce qui!!!”. (Risultato: l’hanno fatto entrare).

 

Una volta dentro anche io (ma senza urlare niente), ho notato che non c’era poi così tanta gente, erano più in fila fuori che nella villa, alla fine credo che lì sul marciapiede sia nata una contro-festa più divertente di quella ufficiale. Un’organizzatrice di eventi presente a uno di questi party mi ha spifferato che queste feste dopo le 22 sono indice di mancanza di soldi, perché significa “venite già mangiati”, così risparmiano sul buffet- che infatti non c’è mai. L’unico cocktail party in cui c’era da mangiare, guarda caso, era quello di Amazon Prime. L’aperitivo, indetto dalle 18 in un locale con stabilimento balneare, prevedeva oltre all’open bar la pizza, il sushi, i finger food, i salumi e i formaggi. Alle 21 è persino arrivata la pasta, i paccheri al sugo: l’ingresso del carboidrato è stato accolto da diciannove minuti d’applausi, due in più di quelli tributati ad Almodovar l’altra sera in Sala Grande.

 

All’aperitivo Amazon c’erano tutti i principali produttori, distributori e sviluppatori seriali e cinematografici italiani; tutti a parlare di lavoro. Era il classico party dove un giovane sceneggiatore con una grande idea dovrebbe presentarsi e fare bella figura fra un prosciutto al taglio e uno spritz col Select; ma anche qui la lista d’ingresso era rigidissima, e il servizio d’ordine ortodosso. Come pretendono i produttori di intercettare nuove idee, se non lasciano che i Guadagnino di domani s’imbuchino alle feste? Almeno diano l’opportunità a chi ha una storia nel cassetto di pitcharla alla security: hanno un minuto per commuovere o divertire il buttafuori, se ci riescono possono entrare. Ma in effetti, se si è bravi sceneggiatori, si dovrebbe trovare un modo creativo per imbucarsi alle feste. Per esempio un giovane regista sarebbe potuto arrivare al party Amazon via mare, con un barchino, accedendo alla festa dalla spiaggia non sorvegliata: sarebbe stata un’idea visiva, d’impatto cinematografico, che avrebbe subito qualificato quel regista come promettente. Ma qui in Italia preferiamo lamentarci che non ci invitano alle feste piuttosto che fare di tutto per entrarci

 

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