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Venezia 2024

Un successo la serie con Luca Marinelli. Magari rispolverano la coppa Mussolini

Saverio Raimondo

Bagno di folla e applausi per la serie tratta dal libro premio Strega di Antonio Scurati: il Ventennio si conferma protagonista assoluto dell'intrattenimento nostrano, tanto da immaginare un possibile ripristino del premio cinematografico che omaggiava l'allora capo del governo

La storia si ripete sempre due volte: la prima come Mussolini, la seconda come Marinelli. Ieri e oggi qui al Lido sono i giorni del Duce; non succedeva dagli anni Trenta del Novecento, quando quello originale veniva ospite alla Mostra. Adesso invece c’è la sua rappresentazione (sullo schermo) e il suo interprete (in conferenza stampa), Luca Marinelli, protagonista della serie “M – Il figlio del secolo”, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati – anche lui qui al Lido, l’ho intercettato l’altro ieri sulla terrazza dell’Hotel Excelsior: serissimo come sempre, cupo e incupito, tutto vestito di nero nonostante al sole si friggesse, un po’ musone… e ha vinto il Premio Strega e hanno tratto una serie dal suo libro e sta a Venezia in un bellissimo hotel, pensa se le cose gli andassero male!

La serie, diretta da Joe Wright per Sky, qui al Lido era attesissima: sin dal primo giorno della Mostra, sul lungomare antistante il red carpet campeggiano saluti romani che altro non sono che le locandine della serie – ma nessuno invoca la legge Scelba né la Consulta dice niente, perché Marinelli è antifascista (ci ha tenuto a ribadirlo anche in conferenza stampa) e quindi quel saluto romano non è né per riorganizzare il fascismo né commemorativo, è solo marketing. Tutti attendevano l’uscita di M, mentre io attendevo l’uscita di chi è entrato in sala per vederla: le serie qui al Lido viene proiettata integralmente a colpi di quattro puntate per volta, per un totale di quattrocentoventiquattro minuti, praticamente otto ore, cinematograficamente parlando un ventennio. Il rischio che paventavo era che, complice anche la stanchezza da ottavo giorno di Festival, il pubblico in sala finisse a testa in giù prima del protagonista sullo schermo. In platea, prima che le luci si abbassassero, si segnalavano thermos di caffè preventivi. E invece il pubblico è andato in visibilio: non solo la gente è uscita dalla prima proiezione sulle proprie gambe pronta a spararsi le successive quattro puntate, ma la serie è piaciuta a tutti, si grida al capolavoro, un consenso unanime come nemmeno il Benito Mussolini originale. Il tappeto rosso è stato un trionfo, è già stato ribattezzato “La marcia sul Carpet”; e tutto questo nonostante la pioggia ieri non abbia dato tregua, però diciamo anche che i nuvoloni e il cielo nero facevano molto fascismo, tipo che se dicevi “Duce! Duce!” poi si sentiva il rumore di un tuono, tipo Frau Blücher. La serie è fuori concorso quindi fuori dai premi; ma chissà che per l’occasione non venga rispolverata la Coppa Mussolini – venne assegnata qui alla Mostra dal 1932 al 1942 al miglior film, ma sarebbe divertente in questo caso ripristinarla per premiarci Marinelli. 


In questi giorni in cui tiene banco l’affaire Sangiuliano-Boccia si parla molto di cultura – o meglio: si parla molto, e ogni tanto anche di cultura – e della famigerata “egemonia culturale” che la destra ora al governo avrebbe voluto scippare alla sinistra grazie a Gennaro Sangiuliano... vabbè non dico niente, lascio fare a Maria Rosaria. A me sembra in realtà che l’egemonia culturale in questo paese ce l’abbia il fascismo, nel senso che un secolo dopo siamo ancora qui a rappresentarlo (per quanto criticamente), vivo e rinnovato nel nostro immaginario. Un tempo il pubblico scendeva in piazza per ascoltare Mussolini (poi per linciarlo); ora accorre in sala per vederlo rappresentato, riletto, reinterpretato. Ma sempre di Mussolini stiamo parlando. Io stesso nello scrivere questo pezzo ho attinto a un repertorio comune di allusioni e cliché sul Ventennio. Senza nulla togliere al valore o all’importanza di M, mi auguro che un giorno saremo capaci anche di parlare d’altro, con la stessa bravura e lo stesso entusiasmo.