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Joker: Folie à deux. Anche i film di supereroi hanno preso la svolta sentimentale

Occhiate dolci, canzoni e il bisogno d'amore che hanno tutti, anche i cattivi: la recensione del film di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Catherine Keener

Mariarosa Mancuso

Non bastava un miliardo di incassi? Il Leone d’oro a Venezia? L’Oscar per Joaquin Phoenix? La promozione dei supereroi (e dei loro arcinemici, il Joker nasce come nemico di Batman) nella serie A del cinema, loro che provenivano dai fumetti, negli anni 30 del Novecento? Una scalinata diventata attrazione turistica? Non bastava a Todd Phillips, regista della saga “Una notte da leoni” – replicata fino al numero 3 con l’extra bonus “Parto col folle” e Zach Galifianakis – essere ricordato per il “Joker” senza seguiti né spin off? Dice di averci riflettuto tanto, e poi di aver trovato la grande idea: una storia d’amore per il bambino maltrattato Arthur Fleck, cresciuto in orfanotrofio, diventato famoso per la strage nella metropolitana dopo aver cercato invano di sfondare come comico. La risata incontrollata era solo uno degli ostacoli.

Ora Arthur Fleck, rinchiuso all’Arkham State Hospital – manicomio di massima sicurezza – incontra una fidanzata. Harley Quinn ovvero Lady Gaga (che canta anche quando non sarebbe necessario, fingendosi una dilettante alle prese con brani famosi, tra il pop e Hollywood, si accenna a “That’s Entertainment”). Come ha dichiarato Joaquin Phoenix con grande serietà, il Joker dice a tutti: “Il mondo ha bisogno d’amore”. Vabbè, anche i film di supereroi hanno preso la svolta sentimentale. Ma 138 minuti si reggono solo se i cattivi mascherati buttano giù almeno una città, occhiate dolci e canzoni non sono abbastanza.

 

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