pop corn

Oscar senza sesso

Mariarosa Mancuso

Perché tra i candidati non c’erano “Queer” di Luca Guadagnino o “Babygirl” con Nicole Kidman? “Gli Oscar hanno paura del sesso?”, si chiedono pure Variety e il New York Times, mentre la Gen Z lo snobba

Fuori dagli Oscar, è un gran parlar di sesso. Perché non c’era “Babygirl”, scritto diretto e prodotto dall’attrice e regista olandese Halina Reijn  tra i candidati? Forse perché di storie con le bionde capitane d’azienda che cercano soddisfazione tra le braccia di un sottoposto che le frusti e le comandi a bacchetta non sentivamo proprio il bisogno – leggi: “Volete comandare ma a letto poi cercate un uomo che vi domini”. C’è la non più algida Nicole Kidman a dirigere il gioco (che però è così stantio – il porno rinasce come film d’autore – che a tratti scappa la risata).

 
Perché non c’era “Queer” di Luca Guadagnino, con uno strepitoso e sempre sudaticcio (non solo perché siamo nel Messico anni 50) Daniel Craig? La domanda è più interessante, qui il sesso è meno candeggiato che sulla moquette dell’ufficio della ceo Kidman. Il film – tratto dal romanzo autobiografico anni 50 di William Burroughs che pure l’Adelphi ha intitolato “Checca” – racconta il doloroso innamoramento e l’altrettanto dolorosa caccia a uno che non ti vuole. Si concede una volta a settimana, e l’umiliazione non è fotogenica, il sesso rubato neppure. E se andate avanti a vederlo (esce a metà febbraio) scoprirete che l’ayahuasca, oltre a far vomitare come sappiamo da “Giovani si diventa” di Noah Baumbach, oggi considerata liberatoria, era sperimentata dall’esercito Usa per scopi bellici.


Parla di sesso Variety: “Gli Oscar hanno paura del sesso?”. Lamentando anche l’esclusione dai premi del quieto e amicale triangolo amoroso in “Challengers” di Luca Guadagnino, anche regista di “Queer”. Parla di sesso il New York Times, con un lungo quasi saggio che parte da “Anora” di Sean Baker, che però agli Oscar c’era (e anzi ha avuto la nomination per il miglior film e la migliore regia e il miglior cattivo Jurij Borisov e la migliore sceneggiatura originale, pure il miglior montaggio). Il capitoletto si intitola “Quickies”, ovvero “sveltine”. Dopo, il maschio ha ancora i calzini, e ha dato scandalo la volontà della giovane e bravissima attrice Mikey Madison di non volere sul set un “intimacy coordinator” (il tipo che osserva e dice: “Quel braccio lì deve coprire quella tetta là, e niente movimenti bruschi che si vedono i mutandoni di scena”).

   
Sesso? E chi lo mette più in scena, dopo che secondo una ricerca i giovani tra i 13 e i 24 anni (la Generazione Z, scrive Variety) vogliono meno sesso al cinema e in tv? Tra gli altri film esaminati c’è “Nosferatu” di Robert Eggers – che di sesso non ne aveva, il morso sul collo era sostitutivo di tutto, andate a leggere Bram Stoker (male non fa, una volta). Qui invece abbiamo l’orgasmo da indemoniata, che scuote cielo e terra. Arco isterico per salvare la città dal vampiro. E poi: “Grazie, me lo incarti, ne vorrei uno per casa”.