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Il vampiro era il mostro più sexy, ora ci tocca bitorzoluto in “Nosferatu”

Il regista Robert Eggers porta alla luce i sottintesi, e non è una buona idea. Dracula era così elegante nel suo mantello nero foderato di raso rosso. Che bisogno aveva di spogliarlo nudo e mostrarlo tutto butterato?

Mariarosa Mancuso

Avete mai notato che i vampiri sono paralizzati dalla vita in giù? Sinceramente no, prima che lo facesse notare Stephen King nel suo gran libro intitolato “Danse Macabre”, negli anni 80 (del Novecento, sempre lui). Abbiamo fatto tesoro dell’informazione – oltre alla teoria, King aveva scritto “Le notti di Salem”, suo secondo romanzo dopo il successo di “Carrie”, che lo aveva liberato dal lavoraccio in lavanderia (montagne di tovaglioli sporchi di sugo da ripulire per i ristoranti di aragoste nel Maine). Informazione superata, oggi al cinema i registi vogliono far vedere tutto. Proprio tutto, anche quel che non serve, e anzi cambia i connotati al personaggio.

  
Il vampiro era il più sexy tra i mostri, elegante nel suo mantello nero foderato di raso rosso. Che bisogno aveva il regista Robert Eggers di spogliarlo nudo e mostrarlo tutto bitorzoli nel recente “Nosferatu”? Forse secondo lui, e secondo i suoi affezionati spettatori, la succhiata di sangue andava considerata un preliminare? Tipo: “Poi troviamo un giaciglio comodo e facciamo il resto?”. Immaginiamo piuttosto la fanciulla di turno che dice “conte Orlok, si rivesta”. Non che indichi parte vuota del letto.

 
Il vampiro o la vampira – fu una vampira chiamata Carmilla la capostipite letteraria, pure lesbica, in un racconto di Sheridan Le Fanu uscito nel 1872, venticinque anni prima del “Dracula” di Bram Stoker – succhiano il sangue. E lì la cosa finisce, producendo un altro vampiro. È un contagio, non una copula infernale. Neanche una scopatina tra la bella e la bestia, come sembra suggerire Robert Eggers.

 
Peraltro, la bestia numero uno del cinema, lo scimmione King Kong, salva la sua bella bionda caduta in acqua, e soffia delicatamente su di lei per asciugarla. Bastò alla censura per tagliare la scena, perché non dovrebbe bastare a voi? Perché curiosare tra gli amori sbilanciati? L’orsacchiotto Ted, sboccato e volgare, alla commessa che riesce a trascinare nel retro del supermercato, dice soltanto: “Toccami sotto l’etichetta”.

  
La bella in “Nosferatu” è Lily-Rose Depp, arrivata al ruolo dopo la falsa partenza con la brutta serie “The Idol” (tentativo di smascherare gli eccessi delle celebrità e i pericoli per le ragazze serie, ma intanto le mostra nude e incatenate). Nella prima scena del “Nosferatu” di Eggers la bella squassata da un orgasmo si libra fino al cielo (le mistiche son dilettanti, al confronto).

  
Il Regista ora è tranquillo, ha suggerito la Sua chiave di lettura. Femminista. Senza accorgersi che la Sua chiave non è affatto originale, porta alla luce i sottintesi (e non è mai una buona idea). Giornali e siti americani intanto si affannano a spiegare il gotico, ovverosia il buio lasciato indietro dall’epoca dei lumi – “che rese il buio circostante ancora più buio” (la citazione doveva essere nel bellissimo saggio che Alfred Alvarez ha dedicato alla “Notte”, tradotto dal Saggiatore nel 1996 o dintorni).

   
Gli incassi hanno fatto ben sperare fin da subito. O piuttosto temere una lunga serie di film horror “d’autore”, dove il regista spiega quel che abbiamo sempre saputo. Che Frankenstein, lui sì, voleva tanto una compagna: riflesso negli stagni faceva paura anche a se stesso, nessuna donna mai lo avrebbe voluto. I bravi registi come W. F. Murnau e Werner Herzog erano stati fedelissimi, magari pitturando di grigio migliaia di topi.

   
Per la creatività, c’è la parodia. “L’ombra del vampiro” di E. Elias Merhige, per esempio. Si immagina che Murnau avesse scelto per il ruolo un vampiro vero, senza dirlo alla troupe. Gli preparava le bottigliette di sangue nel cestino del pranzo. L’attore che sta al gioco è Willem Dafoe.

 

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