sugli schermi
La nuova versione del Gattopardo su Netflix si preannuncia troppo soft. Meno male che c'è Del Toro
Magari si scoprirà che il principe di Salina era femminista e animalista. Bisognerebbe chiedere scusa in anticipo a Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Siamo il meglio dei film, serie tv, documentari, stand-up, prodotti di animazione ed eventi live – e lo facciamo in 50 lingue. Non abbiamo paura di scommettere su voci uniche, avvincenti e idee nuove – siano esse un colpo di scena, una storia originale o un grande momento live.
Chi mai potrebbe resistere, a una così sfacciata pubblicità? Noi, per esempio, che di serie Netflix ne vediamo parecchie. E ne abbandoniamo parecchie: perché la storia sembra di averla già sentita mille volte, perché gli sceneggiatori hanno dimenticato che le serie devono essere scandite in episodi ben costruiti, ognuno con il suo arco narrativo. Come erano nell’epoca d’oro di “Mad Men” e dei “Soprano”. Perché la volontà di incatenare alla tv gli spettatori di tutto il mondo – purché muniti dell’elettrodomestico – cozza con i contenuti smussati, se non piallati, in omaggio alla correttezza geografica e politica.
Le frasi in corsivo sono pronunciate da Bela Bajaria, Chief Content Officer di Netflix, in occasione della presentazione dei contenuti 2025. Pomposo il luogo, l’Egyptian Theatre di Los Angeles. Pompose le parole, da spot pubblicitario: ci si stupisce però che non abbiano, tra tanti sceneggiatori e scrittori a libro paga, qualcuno capace di comunicare lo stesso entusiasmo senza irritare.
Certo farà piacere – e noi saremo in prima fila – vedere il “Frankenstein” di Guillermo del Toro (pensato per 50 anni, “è diventato parte della mia anima”). Non altrettanto – e ora passiamo alle proposte “italiane”, ma il regista è Tom Shankland – vedere la serie “Il Gattopardo” con Kim Rossi Stuart nei panni del “principone” Don Fabrizio Salina. Accadrà il prossimo 5 marzo, e naturalmente – scriviamo ispirati dal comunicato stampa, accompagnato dalla preghiera “non linkare” – tutto sarà attualizzato, adattato ai tempi, visto con lo sguardo di oggi: il potere, l’amore e il costo del progresso. Vai a sapere, magari il principe Salina era femminista e animalista. “Scusaci, Principe!”. Lo diciamo sottovoce a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Qualcuno doveva pur farlo.