La nuova Biancaneve, il film Disney che scontenta tutti
Cose che succedono quando la wokeness, quasi fuori tempo massimo, trascina la Disney in decisioni che mai avrebbe preso in passato. La recensione del film di Marc Webb, con Rachel Zegler, Gal Gadot, Andrew Burnap, Ansu Kabia
I sette nani sono spariti dal titolo. Ma restano nel film, a dispetto della vibrata protesta di Peter Dinklage – lo ricordate meglio come Tyrion Lannister in “Game of Thrones”: “Come osate, è una vecchia fiaba, siamo nel 2000 e oltre, ancora volete mettere in scena sette nani?” Possiamo aggiungere: a cui Biancaneve rifarà il letto, e spazzerà i pavimento della casetta? I nani sono ridotti a uno, sostiene il regista. Il resto è fatto al computer, insiste. Non si fatica a crederci, tanto sono plasticosi. Fa eccezione Cucciolo dalle grandi orecchie, identico a quello che avevamo visto in Biancaneve del 1938: il primo lungometraggio d’animazione della ditta Disney. Anche Biancaneve ha lo stesso abito con il corpetto azzurro e la gonna gialla, giusto il colori della bandiera ucraina. L’attrice Rachel Zegler scrive su instagram: “Palestina libera”. Gal Gadot, che ha la parte della regina cattiva, è israeliana, e per questo secondo la sua rivale Biancaneve l’intero film andrebbe boicottato. Cose che succedono quando la wokeness, quasi fuori tempo massimo, trascina la Disney in decisioni che mai avrebbe preso in passato. Avanti così, e resterà viva anche la mamma di Bambi, e il cattivo cacciatore chiuso nelle segrete del castello. Tra le decisioni da evitare in futuro, anche il rifacimento in live action dei film d’animazione. Biancaneve comunque non rifà il letto e neppure spazza la casetta – che è piuttosto una villa nel bosco, i “diversamente alti” estraggono diamanti dalla miniera.