“C'è solo un Walter Zenga”. L'Inter non dimentica i suoi eroi
Contro il Crotone l’unico interista in campo, in tutto il campo panchine comprese, era lui: l'Uomo ragno
Poi ci sono anche notti così, sopra a San Siro. E chissà se la luna enorme sopra lo stadio era una Superluna, o era il Perigeo, ma non ci voleva un indovino per capire che avrebbe portato sfiga, e “frecc, fumm e fastidi” al popolo dei Bauscia. Ma ci sono notti così, per la squadra dei colori della notte, e capitano forse solo a lei, anzi senza forse. La notte che l’unico interista in campo, in tutto il campo panchine comprese, era lui. Era l’Uomo Ragno. Il ragazzo che partì dalla curva, dai Boys. “WALTER: dagli spalti al campo: vero cuore neroblu”, c’era scritto in curva. E anche: “C’è solo un Walter Zenga”. Perché il popolo Bauscia ha due problemi (al netto di quelli societari, di quelli con i cinesi, di quelli tra slavi e argentini negli spogliatoi e relative consorti in tribuna o nei social network).
Primo problema: ha una squadra che al momento, magicamente, fa schifo. Manco avesse Saturno contro, adesso sembra avere Spalletti contro e “Dio contro tutti”, come diceva Herzog, il Werner.
L’altro: ha un cuore grande così, e suoi eroi non se li dimentica mai. E allora, soffrendo e prendendosi a martellate come Tafazzi (Tafazzi è interista, ha appena ricordato Giacomino Poretti in una splendida intervista con Antonio D’Orrico su 7 del Corriere) tutti erano lì, a voler bene a Zenga. Che incidentalmente allenava il Crotone. Il Crotone che stava facendo un mazzo così all’Inter, a San Siro. Mentre agli Orfani di Ogni Cosa – di Mou, di un gioco qualsivoglia, della voglia e dell’impegno, e persino di Icardi – sembrava di tutto gli fottesse, nella vita, tranne che dei loro colori, del loro mestiere. E Sun Tzu Spalletti ciondolava la pelata, e smoccolava. E invece Walter Zenga alzava la pelata verso la luna. Forse persino commosso. Gli vogliamo bene.
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