Il figlio prodigo Ranocchia
Gli abbiamo spezzato le reni al Benevento, sì. E allora? Tanto adesso arriva il derby
Gli abbiamo spezzato le reni, al Benevento, eh. Direte che c’è del cinismo, della sboroneria, della supponenza da ricchi (ma quali ricchi? fate il piacere!) in questa affermazione. Ma anche no, è chiaro. Una partita da far piangere, dopo mesi di una discesa nel Maelstrom che vien paura solo a ricordarsela, con il nostro ministro della Difesa, Sun Tzu Spalletti, ridotto a un generale in fuga e dall’umore nero, come Napoleone di ritorno dalla Russia. Con notizie dallo stato maggiore di Nanchino una peggio dell’altra, e notizie dai quartieri delle truppe (inteso lo spogliatoio) che l’esercito dello zar di Russia nel 1917 stava messo meglio per allegria, e più coeso e più disposto al sacrificio. Cazzoni strapagati, a dirla tutta. Senza un dirigente in grado di farli rigare dritto, a dirla tuttissima. Insomma, lontana ormai la vetta e la vittoria, e pure con il fiato degli odiati Cacciaviti, che erano stati dati erroneamente per morti, praticamente sul collo, la situazione era grama. Così grama che battere – dopo una partita che meritava solo fischi dalla tribuna e dalla curva – l’ultimissimo della classifica, beh, è stato respirare. Direte poi che battere il Benevento senza nemmeno il coraggio di far segnare i punteros, ma ricorrendo all’arma subdola di due difensori, alle loro inzuccate, sia un tantino indecente. Sì, lo è. Ma noi Bauscia siamo felici, ma proprio tanto felici, per il ritrovato Andreone Ranocchia, il figlio che s’era perduto e che adesso dimostra di avere il doppio di pelotas di tutti gli altri. Gli abbiamo spezzato le reni al Benevento, sì. E allora? Tanto adesso arriva il derby. E saranno brividi peggio che con il Burian.
Il Foglio sportivo - in corpore sano