Walter Mazzarri (foto LaPresse)

La cosa più brutta è perdere contro una squadra allenata da Mazzarri

Maurizio Crippa

Il vero dramma è che l'Inter di "Sun Tsu" Spalletti è stata battuta dal re dei piagnoni e dei recriminatori

Perdere a Torino col Torino dopo 24 anni che non capitava; perdere contro una squadra che ha fatto un tiro in porta per merito di uno svarione difensivo che nemmeno la Roma quando va al Camp Nou; perdere dopo aver sbagliato in attacco tutto quello che si può sbagliare in un campionato; perdere perché a Luciano Spalletti, il Sun Tzu di Appiano Gentile, gli è sembrato che Rafinha fosse un po’ stanchino (come Beppe Grillo) per giocare, e ha messo Borja Valero, uno che anche a occhio nudo sembra uno stanco persino di vivere, tanto è malmostoso in campo. Ecco, perdere così è una cosa che può far felice @pierovietti o qualche altro mio amico granata. Buon per loro. Però ha il potere, come Jack Nicholson in Shining, di fare trasformare un bravo Bauscia in un cattivo ragazzo.

 

E allora, senza manco dover eccedere in cattiveria, solo l’evidenza dei fatti, la cosa più brutta è perdere contro una squadra allenata da Mazzarri, di gran lunga il peggior allenatore passato dall’Inter negli ultimi quarant’anni. Il re dei piagnoni e dei recriminatori, che non a caso mette in campo squadre piagnone e recriminatorie, più noiose di Ballando con le stelle, e che nella Milano con i colori della notte è ricordato solo per le sue scuse patetiche, tipo: “I ragazzi che hanno giocato oggi più o meno hanno giocato cinque partite ogni due giorni”, o “c’era caldo e si veniva dalla Russia che faceva freddo”, fino all’inescusabile “poi è cominciato anche a piovere”. Ecco, questo pezzo d’uomo, domenica quasi non voleva stringere la mano a Spalletti, poi ha detto: “Una rivincita? Io non ho da prendermi nessuna rivincita, i fatti si commentano da soli. Non ho bisogno di dimostrare niente dopo 15 anni di panchina. Ha vinto una Coppa Italia col Napoli, in quindici anni.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"