L'Inter e le mani dei cinesi
Fiducioso ma un po’ acciaccato dalla stagione in altalena Luciano Spalletti tuittava filosofico domenica: “La Champions non è un’imposizione. Futuro? Ho un contratto”
A due dalla fine, e con di mezzo il fatal Sassuolo, siamo nelle mani dei cinesi, e lo sapevamo dall’inizio. Nelle mani di noi stessi, intesi i Fratelli Bauscia, certo, ma soprattutto in quelle dei cinesi. Che sono ricchi e solventi, quelli di Nanchino, non come quelli aleatori e con le saccocce piene di prestiti dei cugini Cacciaviti. Ma hanno i braccini corti, e un sacco di geopolitica commerciale a cui pensare prima. Prima di comprare. Fiducioso ma un po’ acciaccato dalla stagione in altalena e da troppe sconsideratezze tattiche, lo Sun Tzu di Certaldo, lo stratega, Lucianone Spalletti insomma, tuittava filosofico domenica: “La Champions non è un’imposizione. Futuro? Ho un contratto”. E tutti felici, sì, e la Champions non è una galera, certo. Ma alla fine tocca andare dalla Lazio, all’ultima, e stavolta non si scanseranno facendo “ohhh!”, non c’è nessuna Roma da perculare. E se non si scansano, le aquile di Inzaghi, e “l’imposizione” della Champions la tengono per sé, allora siamo nelle mani dei cinesi dal braccino corto. Del contratto di Sun Tsu, relativamente importa (e poi chissà? Avrà davvero voglia di restare?). Ma il futuro di Maurito? E il destino di Ivan il Terribile? E il riscatto di Cancelo? E quello di Rafinha, il fratello bravo di Thiago Alcantara, che a Udine ha baciato la maglia manco ci fosse cresciuto dentro, nei sacri colori della notte? Gira qualsiasi bufala travestita da sogno, sui social. Compresa quella che il popolo bauscia sarebbe pronto a fare una colletta, a pagarselo da solo, il riscatto di Rafinha. Ma niente, siamo nelle mani dei cinesi. Per favore, anche se capitasse, cari cinesi: non smontateci il giocattolo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano