Bruxelles svolta pro Berlino
La svolta di Bruxelles a favore dei paletti tedeschi alla sovranità nazionale
Dal Foglio del 6 dicembre
Sembra quasi scaduto il tempo della mediazione tra gli stati membri del- l'Unione europea. La Commissione di Bruxelles ha infatti “svoltato”, e alla vigilia del vertice dei capi di stato di giovedì e venerdì ha deciso di appoggiare sempre più apertamente la linea tedesca del rigore über alles sui conti pubblici. Anche a costo di erodere in maniera de- cisiva la sovranità nazionale dei 17 paesi che hanno adottato l'euro, Italia inclusa quindi.
E' quanto emerge tra l'altro da un documento approvato da Bruxelles a fine novembre, che ha ottenuto una copertura mediatica minima per via della contempora- nea presentazione delle proposte di José Manuel Barroso sugli Eurobond. Di cosa si tratta? In sintesi, di due norme comunitarie “per rafforzare ulteriormente la sorveglianza sui bilanci nell'area dell'euro”. I due regolamenti, una volta approvati dagli stati membri e dal Parlamento europeo, diventeranno direttamente applicabili in tutti i paesi. L'obiettivo dell'azione legislativa in fieri è esplicito: governare “l'ampiezza e le potenziali conseguenze delle esternalità tra stati membri dell'Eurozona”. In altre parole, si vuole imbrigliare il potenziale effetto contagio che fa tremare i mercati partendo dai paesi più spendaccioni e invischia anche i più virtuosi. Rafforzando ulteriormente il cosiddetto “semestre europeo” della finanza pubblica, i regolamenti in questione stabiliscono che ai paesi dell'Eurozona sarà “richiesto di sottoporre le bozze dei loro piani di budget per l'anno successivo alla Commissione e al Consiglio Ue nell'autunno precedente”.
La Commissione, ovvero Bruxelles, oltre al rafforzato potere di scrutinio, fornirà un'opinione sui testi di legge nazionali nel caso questi siano “fuori linea”. Nel caso di paesi in procedura di deficit eccessivo, ovvero oltre la soglia del 3 per cento in rapporto al pil, quelle della Commissione sa- ranno vere e proprie “raccomandazioni”. E c'è una clausola ulteriore: “La forza e l'intrusività dei provvedimenti dipenderà dalla gravità della situazione”. Per gli stati che ricevono assistenza finanziaria dall'esterno, per esempio, ci sarà l'“obbligo” di aggiornare la Commissione e quello di “consentire giudizi” di Bruxelles “in ogni momento”. Non c'è la possibilità di veto sui budget nazionali, si affretta a spiegare l'Ue, ma un pesante intervento ex ante, perfino sui Parla- menti, è innegabile.
D'altronde questa è la linea ribadita ancora ieri dalla Germania, alla vigilia del vertice dell'8 e 9 dicembre che potrebbe sancire lo scambio tra più rigore sulle finanze pubbliche e un maggiore in- terventismo della Bce a sostegno degli stati. I bilanci dei paesi dell'area euro che non rispettano gli impegni vanno respinti, ha dichiarato infatti ieri il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble. Frasi in linea con le proposte di modifica dei tratta- ti di Angela Merkel, secondo la quale la Commissione – e non il Consiglio dei capi di governo, come preferirebbe il presidente francese Nicolas Sarkozy – deve avere il potere di intervenire con sanzioni con- tro i paesi i cui bilanci non sono in linea con i parametri europei. Agli analisti, in queste ore, non sfugge nemmeno il rapido avvicinamento del nuovo governo italiano di Mario Monti alle posizioni di Berlino. “E' interesse prioritario dell'Italia – ha detto ieri Monti – rafforzare il metodo comunitario. Vogliamo rafforzare, se necessario istituzional- mente, l'Eurozona”. Mentre il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha già detto che la manovra approvata domenica è stata scritta esaudendo tutte le richieste dell'Ue. Chi frena la Merkel è avvertito, ora se la dovrà vedere sempre più anche con Bruxelles e Roma.