L'uscita dall'euro, i piani di Tremonti (e Savona)

Marco Valerio Lo Prete

Oggi Libero titola, un po' enfaticamente: "Tremonti ad agosto aveva un piano Ecco come Giulio voleva portarci fuori dall'euro". Cosa c'entra il Foglio?

    Oggi Libero titola, un po' enfaticamente: "Tremonti ad agosto aveva un piano. Ecco come Giulio voleva portarci fuori dall'euro". Cosa voglia dire il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro lo spiega il sempre attentissimo Fosca Bincher:

    Un piano straordinario per abbandonare l'euro e tornare alla lira. Era il progetto messo a punto dall'ex ministro Giulio Tremonti ad agosto, nel pieno della bufera sui titoli di stato. A rivelarlo, come scrive Fosca Bincher  su Libero in edicola oggi, domenica 10 dicembre, è stato il professore Paolo Savona, economista e presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, il 7 dicembre scorso in Senato davanti alla commissione straordinaria per il controllo dei prezzi. In quell'audizione, il professore ha sostenuto: "Un paese serio doveva avere sia un piano A per restare nell'euro, sia un piano B per uscire. Purtroppo la realtà ha dimostrato che il governo dell'economia precedente non aveva né l'uno né l'altro. E infatti ci hanno imposto altri il piano. Questo tipo di critica l'ho scritta ad agosto su un quotidiano". A quel punto il professore si è fermato, e gli è scappato un particolare fino a qui ignoto: "Non voglio rivelare segreti professionali, ma dopo quell'articolo fui chiamato dal ministro dell'Economia che mi disse: 'no, guardi, noi il piano B ce l'abbiamo'. Non so se è vero, ma potete chiederlo voi parlamentari al governo. Può essere che ci sia davvero un piano scritto".

    In realtà Savona non parla genericamente di "un quotidiano", ma dice espressamente: "Questo l'ho scritto sul Foglio". Infatti lo scorso 18 agosto il professore scrisse tra l'altro:

    Tempo addietro fui criticato perché proposi di elaborare per tempo – e insisto che queste cose vanno preparate prima e non sanate dopo affannosamente – un Piano A, composto dalle decisioni da prendere per stare nell'euro, e un Piano B, composto dalle scelte da fare per uscirne ordinatamente. Ho sempre sperato che il paese avesse un Piano A solido e condiviso, ma ho anche sempre avuto il timore che alla fine avremmo dovuto ricorrere al Piano B, perché gli accordi europei muovono in direzione contraria allo sviluppo. Meglio affrontare una crisi pilotata con tutti gli strumenti a disposizione – ivi inclusa la creazione monetaria, i tassi dell'interesse e il cambio – piuttosto che essere oggetto di commissariamento europeo, che non ha tutti i crismi della solidarietà democratica.

    Qui potete leggere l'articolo integrale del 18 agosto (al quale seguì la telefonata dell'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti), e qui potete leggere anche un altro intervento del prof. Savona sullo stesso tema del "Piano B", sempre sul Foglio, ma risalente addirittura a gennaio. E, come mi segnala Phastidio, ancora prima già a dicembre.

    Sul sito di Radio Radicale, invece, potete ascoltare cosa pensa oggi il professore Savona del possibile piano B, ovvero l'eventuale uscita dalla moneta unica: 

    Oggi uscire dall'euro non ce lo possiamo più permettere. Perché abbiamo già avuto il danno che nelle mie valutazioni avremmo avuto se avessimo preso questa decisione all'inizio dell'anno. [...]  Quando vedo che i titoli delle banche sono scesi da 100, per fare il numero indice, a 63, e i titoli di Stato a 60, abbiamo avuto già un danno significativo. [...] Se oggi prendessimo la decisione di uscire volontariamente dall'euro, noi probabilmente un altro 30 per cento lo perdiamo.