Perché ora Ichino parla del "contratto Nerozzi"

Marco Valerio Lo Prete

Qual è la strada che molto plausibilmente sarà percorsa dal governo per riformare il mercato del lavoro

    LAVORO: ICHINO APRE A PROPOSTA NEROZZI-BOERI, OTTIMO COMPROMESSO = BENE MARINI, DIREZIONE PD SI ORIENTI IN QUESTO SENSO
    Roma, 6 gen. (Adnkronos) - "Un anno e mezzo fa non soltanto firmai il disegno di legge Nerozzi (numero 2000/2010), sostanzialmente ispirato al progetto di contratto unico Boeri-Garibaldi, perche' lo consideravo un passo avanti importante nella direzione giusta; ma diedi anche un contributo forse non secondario alla sua stesura tecnica. Considero dunque molto positivo il fatto che, a seguito dell'intervista di Franco Marini a Europa, martedi' scorso, la direzione del Pd si orienti nel senso di un'apertura in questa direzione". Lo scrive Pietro Ichino su 'Europa'.
    Secondo il giuslavorista e senatore del Pd, questa soluzione ha alcuni difetti ma, sottolinea, ben venga se puo' rappresentare un compromesso che tenda insieme tutto il partito democratico. Se la proposta Ichino si flexsecurity "dovesse rivelarsi non politicamente praticabile nell'immediato, considererei -scrive il senatore del Pd- un ottimo compromesso una prima riforma modellata sul progetto Boeri-Garibaldi".

    A dire il vero non è da oggi che Pietro Ichino parla della proposta di Paolo Nerozzi, ma l'endorsement odierno è più forte del solito. Cosa vuol dire tutto ciò, lo spieghiamo sul Foglio di oggi:

    Continuano in queste ore le consultazioni tra governo e parti sociali per la riforma del mercato del lavoro, dopo il via ufficiale di due giorni fa scoccato con l'“incontro informale” tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Tra le proposte sul tavolo della trattativa, un po' a sorpresa, prende quota il progetto avanzato proprio da un ex dirigente della Cgil, Paolo Nerozzi, oggi senatore del Pd. La sua idea di “contratto unico d'ingresso”, infatti, secondo gli osservatori, potrebbe costituire una mediazione tra l'immobilismo di quanti rifiutano ogni cambiamento (per quanto sollecitato pure da Unione europea e Banca centrale europea) e ipotesi più drastiche di riforma come quella del giuslavorista e senatore del Pd, Pietro Ichino (contratto unico a tempo indeterminato per i neoassunti, con la possibilità poi di licenziare per motivi economici dietro pagamento di un indennizzo).

    Il disegno di legge dell'ex dirigente Cgil Nerozzi, tra i primi in materia a essere depositati in Parlamento sin dall'inizio del 2010, si fonda su una dichiarata professione di realismo: già oggi sempre più giovani, anche tra quelli che fanno ingresso nel mercato del lavoro, restano completamente esclusi dalle principali tutele legislative (compresa quella sul licenziamento garantita dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori). E se è vero che da qualche tempo Nerozzi evita ogni intervento pubblico in materia – “siamo entrati nel pieno della discussione e ora tocca alle parti sociali”, dice a chi lo conosce – allo stesso tempo i dati comunicati ieri dall'Istat confermano la sua analisi di fondo: a novembre infatti il tasso di disoccupazione in Italia è arrivato all'8,6 per cento, in aumento di 0,1 punti su ottobre e di 0,4 punti rispetto allo stesso mese del 2010, e ancora meno della media Ue, ma il tasso di disoccupazione giovanile è il più alto dal 2004 (30,1 per cento nella fascia d'età 15-24 anni). E soprattutto, secondo alcune stime, tra l'80 e il 90 per cento dei contratti di lavoro firmati nel 2011 sarebbero a tempo determinato. Ergo: per chi entra nel mercato del lavoro oggi, l'articolo 18 è comunque un miraggio o quasi. Quindi – è la ratio non esplicita ma sostanziale della proposta Nerozzi e della (quasi) gemella proposta avanzata da Cesare Damiano del Pd – un “contratto unico a tutele progressive”, con possibilità di licenziare per motivi economici ma solo nei primi tre anni dall'assunzione, sarebbe già un miglioramento rispetto allo status quo.

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