Ah, riecco la patrimoniale
A parlarne è un alto dirigente del Pdl, Cicchitto. Ecco perché
Oggi Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl al Senato, intervistato dal Corriere della Sera dice: "Noi dobbiamo impegnarci in altro, alzando il tiro su tutte le tematiche all'esame del governo: le liberalizzazioni, il mercato del lavro e - ineludibile - l'impegno per l'abbattimento del debito, anche con una patrimoniale 'morbida' come quella proposta da Tabelini o con il prestito forzoso di cui ha parlato il senatore Cutrufo".
Ma in realtà, come ho scritto sul Foglio venerdì scorso (3 febbraio), il Pdl non "ha parlato" soltanto di prestito forzoso, ha depositato anche una proposta di legge in materia. Leggere per credere:
La via maestra per azzerare il deficit e ridurre il debito, secondo il governo, è già tracciata: assicurare il pareggio di bilancio dal 2013 e liberare la crescita. Ma gli impegni presi in sede europea con il Fiscal compact, che pure su certi aspetti ribadiscono quanto previsto dalla legislazione comunitaria del Six pack, non obbligheranno a rivedere i piani? Nell'accordo di Bruxelles si fissa infatti un ritmo piuttosto rapido di rientro dal debito pubblico in eccesso alla quota del 60 per cento rispetto al pil: un ventesimo l'anno, ovvero manovre da circa 40-50 miliardi di euro ogni 365 giorni. L'impegno è “certamente severo – ha detto Mario Monti – ma non impossibile se saremo capaci di far tornare a crescere l'Italia”. Sarà, ma per ora le stime dello stesso governo prevedono una diminuzione del pil dello 0,5 per cento nel 2012 e crescita zero per il 2013, mentre il Fondo monetario internazionale è ancora più pessimista (meno 2,2 per cento nel 2012 e meno 0,6 nel 2013). Al punto che perfino il raggiungimento dell'obiettivo del pareggio nel 2013 – stabilito dal precedente esecutivo e per raggiungere il quale questo governo ha approvato una manovra correttiva da 25 miliardi a dicembre – non è assicurato. Simulazioni svolte a livello governativo, scriveva ieri Dino Pesole sul Sole 24 Ore, fanno intendere che, con una crescita nulla nel 2013, il debito scenderebbe al 118 per cento del pil (dall'attuale 120); perciò è “prematuro” parlare di un'altra manovra, dicono a Palazzo Chigi. Martedì però Giampaolo D'Andrea, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, a “Ballarò” ha spiegato: “A fine anno, se non cambiano le condizioni, dovremo dare la dimostrazione della capacità di fare quel recupero pari al 3 per cento del pil”, cioè il noto “ventesimo” di debito in eccesso.
Così si torna a parlare di misure più drastiche: dalle privatizzazioni massicce alla classica patrimoniale, passando per ibride misure tagliadebito. Ieri Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha detto che è “indispensabile” modificare il dl liberalizzazioni per rendere più incisive le misure sulle “privatizzazioni”. Monti però è cauto sul tema: fare cassa vendendo asset pubblici “non è una priorità, anche perché nel passato si è stati costretti a privatizzazioni non sempre fatte nel modo migliore”. Al ministero del Tesoro per ora non esisterebbero piani operativi, anche se non sono stati cestinati i risultati di un gruppo di studio convocato a fine settembre dall'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, con l'obiettivo di studiare ipotesi di dismissioni e aumento della redditività del patrimonio, al quale parteciparono anche banchieri d'affari e rappresentanti di gruppi immobiliari. Un'alternativa alle privatizzazioni è la cosiddetta “tagliadebito” elaborata dall'economista Guido Salerno Aletta e da Andrea Monorchio, ragioniere generale dello stato fino al 2002, portata avanti da Mf/Milano Finanza, Italia Oggi e Class Cnbc. Per abbattere il debito pubblico del 20 per cento in tre anni, senza passare per una serie estenuante di manovre correttive, bisognerebbe agire in due modi: primo, offrire titoli di stato ai proprietari degli immobili che li mettono volontariamente in garanzia; secondo, va previsto un investimento forzoso in un fondo al quale lo stato conferisce i suoi asset immobiliari e le quote delle aziende partecipate, da valorizzare e restituire nel lungo termine agli italiani. L'idea, sostenuta da numerosi esponenti del mondo finanziario, piace a sinistra e sempre più a destra.
Lo scorso 19 gennaio, Mauro Cutrufo, responsabile enti locali del Pdl, ha depositato al Senato una proposta “taglia-debito” simile, sostenuta da big del partito come Gasparri e Quagliariello. Infine c'è il fronte della patrimoniale classica, quella per colpire con un prelievo secco immobili o patrimoni, sostenuta dalla Cgil e da settori del Pd, passando per “terzisti” come l'ex premier Giuliano Amato o Pellegrino Capaldo. Ma tanto per Monti quanto per il superministro Corrado Passera, le misure “straordinarie” vengono solo dopo le azioni dell'ambito “ordinario”. La riforma delle pensioni e le liberalizzazioni sono alle spalle, ma la riforma del mercato del lavoro è in fieri e i compiti a casa non sono finiti.