Numeri anti-panico sul debito pubblico italiano
Pausa dall'allarmismo continuo (e spesso giustificato)
Piccola pausa dall'allarmismo continuo (e spesso giustificato). Ce la prendiamo grazie a Stefano Puppini, del Centro Einaudi:
Il 9 novembre 2011, momento di massima crisi, tutta la curva dei tassi italiani era sopra il 7%. Quindi, se il debito fosse stato interamente rinnovato a quella data il suo onere avrebbe comportato un deciso peggioramento delle finanze pubbliche italiane. Ovviamente si tratta di un esercizio teorico, a maggiore ragione con una vita media di 7 anni e non di 1 giorno. Il 26 gennaio il tasso medio era sceso al 4,6% circa rispetto al 7% circa del 9 novembre 2011, con un calo di 250 punti base (ovvero 2,5%) negli ultimi 3 mesi, valore che ad oggi si è ulteriormente ridotto. E' altrettanto interessante considerare il livello dei tassi della crisi di 20 anni fa quando, con livelli di debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo simili a quelli attuali, il costo di rifinanziamento era al 14% e scese sotto il 10% solo nel 1994. Quindi, al netto del problema di come sviluppare la crescita economica e del mantenimento del bilancio in pareggio grazie all'avanzo primario positivo (oggetto determinante della politica di governo attuale non solo italiana), le variabili per il percorso di rientro del debito oggi sembrano più sostenibili che nel passato.