Il fascino della "tecnica"

Marco Valerio Lo Prete

Appunti su un'Europa in cerca di tecnici

    Les Echos, in un editoriale pubblicato oggi, descrive scenari di fantapolitica per la Francia. O meglio, di fantatecnica. L'editorialista Jean-Marc Vittori scrive un articolo datandolo fittiziamente "20 marzo 2013", il che gli permette di guardare all'indietro, a una campagna elettorale "surreale", quella in corso oggi, caratterizzata da dati economici sempre più negativi e da continui richiami in arrivo da Bruxelles come da Berlino. A elezioni avvenute, i mercati non si tranquillizzano, anzi lo spread tra Oat francesi e Bund tedeschi supera perfino lo spread tra Btp italiani e Bund, e la crisi dell'economia d'Oltralpe s'aggrava. Per fortuna dei francesi – nota bene: corre il 2013 – Monti "ritiene di aver raggiunto l'obiettivo della sua missione in Italia", e accetta – acclamato dal Parlamento francese – di mettersi alla guida di un governo tecnico con sede all'Eliseo.  

    Le Monde Diplomatique, celebre mensile francese di politica estera, dedica invece l'apertura di prima pagina del numero di marzo a quelli che chiama "économistes à gages", ovvero economisti a pagamento (in francese "tuer à gages" sta per sicario). Durante queste settimane, è la tesi del giornale diretto da Serge Halimi, "editoriali, mattinali radiofonici, programmi televisivi: un pugno di economisti occupano lo spazio mediatico". "Presentati come universitari, essi incarnano il rigore della tecnica nel cuore della mischia ideologica".

    Domenica e lunedì il quotidiano Le Monde titolava così in prima pagina: "Le distanze (tra i candidati, ndr) si accorciano in una campagna molto tecnica". Anche qui, più che ai "tecnici" in senso stretto, si faceva riferimento a "una campagna elettorale sempre più 'tecno'", "dominata dagli esperti", con i candidati all'Eliseo costretti a confrontarsi soprattutto su temi economici: crescita, debito, protezionismo, etc.

    Sostiene il Corriere della Sera che addirittura Angela Merkel starebbe pensando a sistematizzare l'intervento di tecnici pilotati da Bruxelles. All'ultimo Consiglio informale dei ministri degli Esteri che si è svolto a Copenaghen, scrive Ivo Caizzi, "si era così diffusa l'indiscrezione che la Germania in realtà vorrebbe replicare il Trattato appena firmato, detto 'fiscal compact' (sul maggiore rigore nei bilanci), con un altro del tipo 'political compact'. Questo accordo introdurrebbe la possibilità di intervento politico dell'Ue sui governi naziònali in caso di emergenze per la stabilità dell'euro. Qualcosa del genere di fatto è già avvenuta quando da Bruxelles hanno appoggiato la nomina dell'ex Bce, Lucas Papademos, alla guida della Grecia sull'orlo dell'insolvenza. Prevedrebbe anche commissari ad hoc e inviati speciali dell'Ue per i paesi considerati a rischio (principalmente Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia) e per i rapporti dei governi con il sistema bancario (dove le perdite finanziarie non sarebbero ancora tutte evidenziate)".

    L'indiscrezione sul "political compact" è tutta da verificare, quel che è certo che l'attuale premier greco, Lucas Papademos, catapultato alla guida del governo di Atene come figura super partes che potesse mettere d'accordo centro-destra e centro-sinistra, nella sua ultima intervista al Financial Times non ha smentito l'ipotesi di un prolungamento della "pausa tecnica" per la Grecia: possibile infatti che Partito socialista e Nuova destra convergano sul suo nome in caso di risultato elettorale incerto alle prossime elezioni di aprile.