Come sarebbe andata se Cgil avesse "adottato" Ichino

Marco Valerio Lo Prete

Testi a confronto

    Un confronto tra le bozze della riforma Monti-Fornero e l'ormai celebre “contratto unico” proposto da Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, rende evidente il paradosso. Il progetto di flexsecurity di Ichino si fonda su un contratto a tempo indeterminato più flessibile e per tutti, e su una maggiore sicurezza nel caso di perdita del posto. Per tutti i licenziamenti dettati da ragioni economiche e organizzative, infatti, il progetto Ichino prevede che al lavoratore sia corrisposto un indennizzo economico che cresce con l'anzianità di servizio. Lo stesso Monti, nel suo discorso di insediamento in Parlamento, citò questo della flexsecurity come uno dei possibili riferimenti legislativi per la riforma del mercato del lavoro, eppure la Cgil non ha mai accettato la riformulazione dell'articolo 18 suggerita da Ichino. Risultato: oggi la proposta governativa prevede l'indennizzo (da 15 a 27 mensilità) soltanto nei casi di licenziamenti economici giudicati illegittimi dai giudici; in tutti gli altri casi di licenziamento economico, il lavoratore percepirà la sola Aspi (Assicurazione sociale per l'impiego) per un massimo di 12 mesi per gli under 55.

    Nemmeno la proposta di contratto unico avanzata dal prof. ed editorialista di Repubblica Tito Boeri e dal collega economista Pietro Garibaldi (contratto a tempo indeterminato per tutti con sospensione dell'articolo 18 nei primi tre anni dall'assunzione) è stata giudicata degna di essere sostenuta da parte della Cgil. Risultato: nella proposta Monti-Fornero l'apprendistato dura tre anni e – secondo le prime indiscrezioni – può essere interrotto a fronte di una “certificazione” delle competenze acquisite dal lavoratore, mentre Boeri e Garibaldi già per la fase d'inserimento di tre anni prevedevano la corresponsione di un indennizzo in caso di licenziamento.

    Non a caso ieri anche l'ex ministro Cesare Damiano (Pd), che aveva aperto a un periodo di prova di tre anni in cui non valesse l'articolo 18, ha criticato il fatto che ci si sia concentrati troppo sullo Statuto dei lavoratori senza parlare di risorse per gli ammortizzatori sociali. Terzo e ultimo paradosso: mentre i progetti Boeri-Garibaldi e Ichino prevedevano che le nuove regole sui licenziamenti sarebbero valse solo per i nuovi assunti, la proposta Monti-Fornero fa sì che il superamento dell'articolo 18 valga anche per i contratti a tempo indeterminato in essere. Tutte buone ragioni che spingono qualcuno, anche a sinistra, a chiedersi: l'irrigidimento della Cgil sull'articolo 18 è stato veramente la scelta più lungimirante?

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