Comunque vada in Francia e Grecia, l'Ue già cambia

Marco Valerio Lo Prete

L'apertura di Olli Rehn sul risamamento dei conti pubblici e i segnali delle settimane scorsi (registrati dal Foglio)

    Oggi Il Sole 24 Ore dedica il taglio medio della prima pagina all'Europa, con un pezzo intitolato: "Rehn: più flessibilità sui conti Ue". L'articolo riporta una dichiarazione rilasciata ieri dal Commissario Ue per gli Affari economici e monetari:

    Il quadro di finanza pubblica dell'Unione è basato su regole, e al tempo stesso, quando si tratta di applicarlo, il Patto offre notevole spazio al giudizio basato sull'analisi economica. Il Patto sottolinea la sostenibilità strutturale delle finanze pubbliche nel medio termine, e prevede che si facciano differenze tra gli Stati membri a seconda della loro situazione di bilancio e della loro condizione macroeconomica.

    La Commissione è evidentemente alla ricerca di un equilibrio tra risanamento dei conti pubblici e sostegno alla crescita e, visto che il Berlin consesus perde un po' di pezzi, non sembra voler attendere il risultato di stasera di Parigi o di Atene per mostrare un volto più flessibile rispetto a quello di Angela Merkel. Il Foglio lo aveva anticipato da un paio di settimane, rilevando tanti piccoli segnali di riposizionamento di Bruxelles. Lo scorso 22 aprile, dando conto del "giudizio mite" della Commissione rispetto al Def italiano, David Carretta scriveva tra l'altro: "Mercoledì, davanti all'Europarlamento, il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, si è lasciato sfuggire una frase che potrebbe segnalare una svolta: sulla base delle previsioni economiche di primavera, “valuteremo e decideremo” quale deve essere il corretto equilibrio “tra consolidamento dei bilanci e crescita”. La Germania non ha autorizzato la svolta, ma diversi governi stanno già adottando una maggiore flessibilità".

    Lo scorso 27 aprile, sempre sui cambiamenti in corso a Bruxelles e che potrebbero riguardare da vicino l'Italia, abbiamo scritto invece:

    Una conferma dei nuovi orientamenti è data anche da un saggio appena scritto da Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, in cui si sottolinea, seppure tra mille distinguo, che gli obiettivi di risanamento devono essere flessibili e calibrati caso per caso. Nel documento intitolato “Fiscal austerity and policy credibility”, pubblicato sul sito di economisti Voxeu.com, Buti (con il coautore Lucio R. Pench, responsabile delle politiche fiscali della direzione Affari economici) scrive che “la rinnovata fase di tensioni in Europa, e nell'Eurozona in particolare, dal secondo semestre 2011, con la prospettiva di una doppia recessione alternata alla crisi del debito sovrano, ha rinfocolato il dibattito sull'austerità fiscale. Nessuno mette in dubbio che le economie europee necessitano di ridurre i loro deficit e debiti pubblici, tuttavia l'austerità deve essere valutata caso per caso: paesi con debito pubblico molto alto o che cresce molto rapidamente fanno bene a seguire un aggiustamento veloce”. Ma, continua il documento, “il ritmo appropriato di consolidamento deve essere differente da paese a paese”.
    Una precisazione importante anche sul ruolo di Bruxelles: “Spesso si considera che le regole Ue siano caratterizzate da un modello unico di consolidamento fiscale, cosa che ignorerebbe il bisogno di differenziazione di cui si è parlato. Ma quest'immagine non è accurata”, perché “la Commissione lascia uno spazio considerevole a strategie di austerità, sia in termini di prescrizioni iniziali del percorso di risanamento che dei successivi adattamenti agli choc economici”. Insomma, la flessibilità del sistema comunitario, scrive ancora Buti, è “più vasta di quanto non si creda” e lascia spazio a compromessi sulle ricette. In particolare, quando la situazione necessita di una proroga per esempio del rientro dal deficit, alla Commissione e al Consiglio “è lasciata capacità discrezionale sull'allungamento dei termini”.