L'ultima discesa in campo, quella dei banchieri centrali
Draghi e Bernanke fanno troppa o troppa poca politica?
Che i banchieri centrali, di questi tempi, siano più "politicizzati" di quanto non lo fossero nel 2007, è un dato di fatto. Il Foglio lo ha scritto in un editoriale apparso sul giornale di sabato ("La svolta politica dei banchieri centrali"), e ha spiegato che questo è dovuto innanzitutto - nel caso europeo - al carattere intrinsecamente europeo e sovranazionale della Banca centrale europea di Mario Draghi. L'indipendenza degli Istituti va tutelata, sosteneva il Foglio, ma in tempi di governi titubanti e (per varie ragioni) non all'altezza della situazione, l'originale protagonismo di Draghi&co. non è detto che sia un male.
Sempre sabato, sul Financial Times, è apparso un editoriale ("The political limits of central bankers") che partiva dalla stessa considerazione: i banchieri centrali, come dimostrano le dichiarazioni di Draghi e Bernanke per esercitare pressioni sui governi, fanno (anche) politica. La conclusione del quotidiano della City, però, è lievemente più pessimista e comunque censoria: "Central bankers are naturally tempted to enter the political arena when politicians duck hard choices. But they do so at their peril. Their job, however frustrating, is to stick to monetary policy".