Cartucce morali per il rigorismo di Merkel? Vedi la Bibbia
Notare che in tedesco il termine utilizzato per “debito” (Schuld) è lo stesso utilizzato per “colpa” (Schuld), e che alcuni paesi dell'Eurozona sono definiti in Germania “Defizit-sünder” (“peccatori del deficit”), è uno dei modi per descrivere il connotato morale che la leadership politica di Berlino attribuisce alla crisi economica in corso. Per questo un detrattore di Angela Merkel come Paul Krugman, premio Nobel per l'Economia, parla sprezzantemente di “moralismo” e spiega che la “sofferenza” imposta da Berlino via austerity fiscale altro non sia che una forma di “redenzione” incomprensibile dal punto di vista macroeconomico. Un sostenitore della cancelliera utilizza invece lo stesso argomento, ribaltandolo: secondo David Brooks, columnist conservatore del New York Times, Germania e Stati Uniti condividono una positiva tensione morale, in base alla quale “l'impegno dovrebbe portare a una ricompensa quanto più spesso possibile”, e l'opposto deve valere per la mancanza d'impegno.
Meno noto, però, è il fatto che l'equazione “debito uguale peccato” ha radici antiche che affondano nelle Sacre scritture del mondo giudaico-cristiano.
E' questa, perlomeno, la tesi di Gary A. Anderson, docente di Teologia cattolica all'Università di Notre Dame (negli Stati Uniti), autore nel 2009 di “Sin. A history”, in questi giorni tradotto e pubblicato da Liberilibri proprio per animare il dibattito sulle sorti della moneta unica. Sostiene Anderson che “definire il peccato non è semplice” e per questo “se prestiamo attenzione a come la gente ne parla, notiamo come sia imprescindibile l'uso della metafora”. Il problema, scrive l'autore, è che nel caso del mondo giudaico-cristiano e dei suoi testi di riferimento “le traduzioni costituiscono un ostacolo perché riducono una grande varietà di locuzioni a una singola espressione canonica: ‘perdonare un peccato'”. Perdendo così di vista un cambiamento fondamentale: se infatti durante il periodo più antico del mondo giudaico-cristiano predominava l'idea del peccato inteso come fardello o macchia, è poi emersa gradualmente l'immagine del peccato come debito, definitivamente affermatasi nel Nuovo testamento.