Così Draghi ha cambiato la strategia della Bce

Marco Valerio Lo Prete

Non più "austerity in cambio di aiuti" ma "istituzioni e integrazione in cambio di aiuti", dice l'economista Wyplosz. E pare che Merkel sia costretta a seguire.

    Oggi sul Foglio c'è una mia intervista a Charles Wyplosz, economista del Graduate Institute di Ginevra, uno dei primi e più decisi sostenitori di un intervento deciso della Bce come prestatore di ultima istanza per fermare le turbolenze ormai in atto dal 2010 in Europa. Ora però, dice Wyplosz, non pensate che una volta che la Bce sarà intervenuta, come Mario Draghi ha lasciato intendere di essere pronto a fare, filerà tutto liscio come l'olio: sostiene Wyplosz, in breve, che le banche dovranno ammettere perdite implicite per tutti i titoli di debito che hanno in pancia, a loro volta i governi dovranno mettere in campo una vera supervisione bancaria europea (con annesso potere di far fallire gli istituti di credito per non farli pesare sulle spalle dei contribuenti) e infine alcuni paesi dovranno ristrutturare il loro debito (sì, anche l'Italia). Ma tutti i dettagli su questi punti li trovate nell'intervista integrale. Di seguito invece uno stralcio in cui Wyplosz secondo me fa un'ipotesi suggestiva sul cambio di passo impresso da Draghi alla Bce:

    (...) Tutti questi “compiti a casa”, però, sarà possibile svolgerli soltanto quando saranno placate le turbolenze attuali. E quindi si torna al ruolo della Bce. Ma ieri la Bundesbank, azionista di maggioranza dell'Istituto di Francoforte, ha fatto intendere di opporsi ancora all'acquisto centralizzato di titoli di stato come arma per stabilizzare i rendimenti. “Poi però è intervenuto il governo tedesco – osserva Wyplosz – su posizioni più vicine a quelle di Draghi. Non a caso la formula usata dal ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, è la stessa del governatore italiano: ‘Occorre fare tutto quello che serve per salvare l'euro'”.

    Lo studioso nota a questo punto la vera “rupture” praticata da Draghi: “La Bce di Jean-Claude Trichet, così come la Germania di Merkel, fino al 2011 avevano sempre posto misure di austerity fiscale come unica condizione per intervenire in soccorso degli stati in difficoltà. Draghi ha cambiato strategia”. Ora lo scambio è “più istituzioni europee e maggiore integrazione comunitaria in cambio di aiuti”. Lo schema si è già ripetuto “tre volte”: “A novembre Draghi propone il Fiscal compact in cambio di una prima ondata di liquidità, e dopo sei settimane gli stati si accordano sul Fiscal compact. A giugno la Bce fa capire che continuerà a sostenere le banche solo se a Francoforte sarà demandata la supervisione sugli istituti di credito. Detto fatto: gli stati nazionali, Germania inclusa, al Consiglio di giugno hanno messo in cantiere anche questa riforma. Ora Draghi, per imbracciare il bazooka e intervenire sul mercato dei debiti, ha chiesto sostegno politico esplicito. Merkel, che finora si era opposta a questa precisa scelta, sta preparando il terreno politico in Germania”. E così si spiegano le schermaglie di ieri con i potentissimi falchi della Buba.

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