Perché il governo ha alzato l'Iva e abbassato l'Irpef

Marco Valerio Lo Prete

La ricostruzione del Foglio

    La ratio dello scambio – ovvero si riduce l'Iva di un solo punto rispetto agli impegni del governo precedente, ma si alleggerisce anche il prelievo sul reddito personale – ha almeno tre spiegazioni, secondo la ricostruzione del Foglio. L'Iva sarebbe comunque aumentata per mettere in sicurezza i conti pubblici, meglio quindi – specie in tempi di recessione prolungata – spendersi per reperire risorse e affiancare così una dose di “equità” al solito “rigore”. In questa prospettiva la limatura delle aliquote Irpef, che dovrebbe costare quasi 5 miliardi di euro, è parsa più idonea di un abbattimento del cuneo fiscale (tra l'altro complesso anche da congegnare), nel senso che la misura ricadrà su una platea più ampia e maggiormente colpita finora dalle misure d'emergenza.

    Seconda spiegazione fornita a Via venti Settembre: l'abbinamento di un aumento dell'Iva e di una diminuzione dell'Irpef, favorendo l'export e colpendo di più le importazioni, assomiglia a una svalutazione monetaria e può far rifiatare l'unico settore oggi trainante, quello delle imprese esportatrici. A Bruxelles, infine, chi conosce il premier Monti fa notare che quella del riequilibrio tra imposte dirette e indirette (in Italia le prime pesano molto più delle seconde) è esattamente la strada scelta da Berlino negli ultimi anni. E non è forse Monti “il più tedesco tra gli economisti italiani” per sua stessa definizione?

    (dal Foglio di oggi)