Può un liberista dire "sì" all'IMU sulla prima casa?
"Sì", dice Carlo Stagnaro, "ma" aggiungo io...
Qualche lettore del blog - grazie che ancora resistete, lì fuori - si preoccupa di una presunta svolta "sinistrorsa". Scrive per esempio Maurizio Ranieri: "Dove sta il prossimo approdo? Quotidiano di sinistra moderna? Se va bene a voi... io peró non vi seguiró su quel sentiero. E lo dico con dispiacere". La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe un articolo di Carlo Stagnaro, liberista tutto d'un pezzo, oltre che storico collaboratore del Foglio, a favore dell'Imu sulla prima casa. Ecco le sue principali argomentazioni, intanto:
Ci sono almeno tre ragioni per cui, in una logica di revisione del sistema tributario, l'Imu non deve essere toccata. La prima è di equilibrio tra le diverse categorie di contribuenti. L'Italia non si distingue per l'accanimento fiscale sulla casa, ma sul reddito da lavoro (con un cuneo fiscale di 11-13 punti superiore alla media Ocse) e da impresa (con un “total tax rate” del 68,3 per cento contro una media del 42,7 per cento). Se riteniamo che l'obiettivo prioritario della politica economica debba essere creare condizioni favorevoli agli investimenti e all'occupazione, è lì che bisogna mettere le mani, non nella tassazione degli immobili (se non, al limite, di quelli strumentali delle imprese). La seconda ragione è legata alla natura della finanza pubblica locale, della quale l'Imu è l'architrave e dovrebbe esserlo ancor più lasciandola interamente ai comuni. La maggior parte della spesa pubblica locale va a vantaggio di chi possiede un immobile. E' quindi sensato che siano questi ultimi a contribuire di più. Fare altrimenti, comporterebbe un'asimmetria intollerabile. Come ha scritto l'economista Gilberto Muraro, “chi gode dei servizi pubblici senza pagare, eserciterà una pressione politica vincente per l'aumento della spesa pubblica; e allora il comune o va in deficit, oppure spreme i contribuenti che può colpire, che tenteranno di rifugiarsi nell'evasione o nel cambiamento di residenza”. In terzo luogo, c'è la questione dell'equità. Una tassazione proporzionale sugli immobili è quasi per definizione progressiva sui redditi, in quanto il risparmio è una forma di accumulo, e accumula chi può permetterselo. Con un'aggravante tutta italiana: poiché c'è una forte correlazione tra età e ricchezza (cioè i “ricchi” sono tendenzialmente i “vecchi”), concentrare il prelievo sulla ricchezza patrimoniale significa trasferire dai padri ai figli; prendersela coi redditi il contrario.
Ma veramente stiamo scantonando a sinistra? Rassicuro Ranieri. Qui ci si prova a porre domande e quesiti, grossomodo come farebbe ogni umile liberale. Le tesi di Carlo, poi, sono perlopiù convincenti. (Anche se rispetto al primo punto, quello in cui si sostiene che l'Italia non spicca per accanimento fiscale sulla casa, so che ci sono numeri e tesi divergenti. Qualcuno le posta?).
Per il resto, a me personalmente rimane un grosso dubbio, più di logica politica che di politica economica, diciamo. Sostiene infatti Carlo Stagnaro: "Nel 2011 (prima dell'Imu), gli italiani hanno pagato circa lo 0,6 per cento del pil in imposte sugli immobili, contro una media europea dell'1 per cento. Tra i paesi con cui abitualmente ci confrontiamo – perché sono simili a noi per popolazione, reddito medio e composizione dell'economia – solo la Germania stava al di sotto, con lo 0,5 per cento. Gli spagnoli, infatti, hanno pagato l'1 per cento del pil, gli inglesi l'1,5 per cento e i francesi addirittura il 2,5 per cento". Mi chiedo: perché rincorrere l'Europa all'insù, cioè adeguando la tassazione sugli immobili, e non farlo invece all'ingiù, cioè riducendo la tassazione su reddito e lavoro? Se le classi dirigenti italiane per decenni hanno praticato quella che Amilcare Puviani ha definito "illusione finanziaria" ai danni del cittadino-contribuente, perché d'un tratto dovremmo allora diventare tutti fiduciosi e attendere con speranza un taglio delle tasse su reddito e lavoro a mo' di compensazione dell'inasprimento sull'Imu? Nel lungo termine, infatti, saremo tutti morti, ma già da un anno siamo tornati a pagare l'Imu, o sbaglio?