Perché un greco su tre non piange per Ert

Marco Valerio Lo Prete

Un greco su tre non piange per la chiusura di Ert, la Rai greca, decisa dal governo di Atene per avviare una radicale ristrutturazione del servizio pubblico. Lo dicono i sondaggi. Addirittura, secondo altri sondaggi pubblicati sul web, è la maggioranza degli ellenici a dirsi d'accordo con il governo di grande coalizione e la sua scelta drastica.

    Un greco su tre non piange per la chiusura di Ert, la Rai greca, decisa dal governo di Atene per avviare una radicale ristrutturazione del servizio pubblico. Lo dicono i sondaggi. Addirittura, secondo altri sondaggi pubblicati sul web, è la maggioranza degli ellenici a dirsi d'accordo con il governo di grande coalizione e la sua scelta drastica.

    Ert negli ultimi anni si è dimostrata irriformabile, ha detto al Foglio Paschos Mandravelis, commentatore di Kathimerini, perciò "non c'era alternativa".

    Poi questo fine settimana, mentre sui media italiani rimbalzava il video commovente dell'ultimo concerto dell'orchestra sinfonica della Ert, il lettore greco si è imbattuto anche in un altro imbarazzante reportage di Ethnos, rivista vicina alla sinistra greca, intitolato: "La macchinazione dei sindacalisti di Ert: distribuivano contributi ad amici e parenti". Segue lista di scandali venuti fuori negli ultimi tempi soprattutto per le denunce di alcuni dipendenti di Ert, evidentemente stufi di tutto quello che si cela dietro la difesa dell'"eccezione culturale".

    Si legge, per esempio, che il presidente di Prospert, cioè il sindacato dei lavoratori del servizio pubblico, e sua moglie (anche lei dipendente di Ert), sono stati condannati penalmente per aver ricevuto un sussidio aggiuntivo di 50 mila euro oltre al loro regolare stipendio. Dicevano di avere una figlia a carico, per giunta molto malata. Falso: la figlia era in salute, per sua fortuna, e pure felicemente sposata.
    Poi ci sono i 150 tecnici radiofonici indennizzati per il loro lavoro quotidiano, falsamente classificato come "lavoro usurante". O la presentatrice Tv che, con i soldi dell'azienda, si è comprata gli stivaletti da 999 euro. O il produttore assicurato dal 2005 per un programma la cui fattura è stata deliberata solo nel 2007. Quindi il regista di Ert col doppio lavoro, che incamerava più di 40 mila euro senza nemmeno chiedere il permesso all'azienda. O la guardia notturna assunta per una delle decine di stazioni di Ert sparse per la Grecia, nipote di un avvocato dei vertici aziendali e anche dei sindacati: peccato che quella stazione fosse stata dotata di un sistema di sorveglianza che non necessitava di manodopera. Inoltre Ethnos descrive come pratica diffusa la stabilizzazione rapidissima e a mani basse di lavoratori precari che pure non avevano i prerequisiti per essere stabilizzati (avendo lavorato molto meno dei 24 mesi richiesti). O infine quel collaboratore assunto e retribuito per 24 mesi, salvo poi scoprirsi che lo stesso operatore elettronico in quegli stessi 24 mesi era un militare di leva a tempo pieno.

    Se non siete sazi, occhio a quanto è costato il recente restyling del logo di Ert.

    Insomma, se vi state chiedendo come sia possibile che tanti cittadini greci non si stiano stracciando le vesti per una ristrutturazione drastica della tv pubblica, staccate per un attimo lo sguardo dall'ultimo video virale e leggete qui.