Non c'è spending review o Rottamazione che tenga: riecco i “precari siciliani”

Marco Valerio Lo Prete

I precari alle dipendenze della Regione Sicilia non finiscono mai. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il senso della storia che vi stiamo per raccontare.

    I precari alle dipendenze della Regione Sicilia non finiscono mai. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il senso della storia che vi stiamo per raccontare.

     

    Tutto comincia con la Legge di Stabilità proposta dal Governo Renzi e approvata in Consiglio dei ministri. Al cui interno, evidentemente, non ci sono soltanto le buone notizie sull’Irap che scende o sul bonus di 80 euro sui redditi più bassi che viene confermato. Nello stesso testo, per esempio, ci sono non pochi balzelli fiscali sul risparmio, e qualche clausola di salvaguardia particolarmente onerosa. Ma fin qui, direbbe qualcuno, siamo ancora nella norma. La speranza, sosterrete adesso voi, è che il Parlamento aiuti il Governo a individuare ulteriori risparmi di spesa, così da evitare gli aumenti di tasse futuri, con annessa incertezza. Eppure, proprio mentre la stessa Legge di Stabilità attraversa il Parlamento, ecco che si comincia ad arricchire di aspetti ancora più discutibili. La Camera dei Deputati, per esempio, ha appena approvato questo emendamento:

     

    14-bis. Al comma 9-bis, penultimo periodo, dell'articolo 4 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, le parole: «per l'anno 2013» sono sostituite dalle seguenti: «per l'anno 2014» e le parole: «fino al 31 dicembre 2014» sono sostituite dalle seguenti: «fino al 31 dicembre 2015». All'ultimo periodo del medesimo comma, le parole: «Per l'anno 2014» sono sostituite dalle seguenti: «Per l'anno 2015»

     

    Sembra ostrogoto, come ogni emendamento alla Finanziaria che si rispetti. Ma il senso, a patto di riuscire a rintracciare le fonti normative originarie, è piuttosto semplice: saranno prolungati anche per tutto il 2015 – senza concorso alcuno – i contratti a termine nelle Regioni a Statuto speciale, quei contratti che il Governo aveva chiesto di interrompere. Dove per “Regioni a Statuto speciale” s’intende di fatto la Regione Sicilia, con i suoi oltre 20mila “precari” che lavorano alle sue dipendenze. D’altronde basta scorrere i nomi dei firmatari dell’emendamento approvato: Capodicasa (Pd, eletto in Sicilia), Piccione (Pd, eletto in Sicilia), Iacono (Pd, eletto in Sicilia), Amoddio (Pd, eletto in Sicilia), Zappulla (Pd, eletto in Sicilia), Ribaudo (Pd, eletto in Sicilia), Culotta (Pd, eletto in Sicilia), Gullo (Pd, eletto in Sicilia), Greco (Pd, eletto in Sicilia), Burtone (Pd, eletto in Sicilia), Berretta (Pd, eletto in Sicilia), Cardinale (Pd, eletto in Sicilia), Lauricella (Pd, eletto in Sicilia), Moscatt (Pd, eletto in Sicilia), Albanella (Pd, eletto in Sicilia), Boccadutri (Pd, eletto nel Lazio ma nato in Sicilia), Riccardo Gallo (Forza Italia-Pdl, eletto in Sicilia).

     

    Qualche contribuente potrebbe chiedersi perché questi “precari” della Pubblica amministrazione siciliana siano più “uguali” di altri precari della Pa i cui contratti non sono stati o non saranno rinnovati, o domandarsi perché mentre i dipendenti privati vengono licenziati o assunti sulla base di motivazioni economiche, invece per i dipendenti pubblici debbano continuare a essere assunti o ri-assunti in base a criteri politici, con buona pace dell’efficienza della Pa e dei conti pubblici in ordine. Dubbi legittimi, soprattutto se si analizza un attimo la genesi di questa norma.

     

    Figurarsi che il Decreto-legge 101 dell’agosto 2013, da cui tutto nasce, si intitolava così: “Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazione. Dove si annunciavano ovviamente riduzioni di spesa, efficientamento della Pa per far felici i cittadini, e poi “procedure selettive” per assumere una parte dei dipendenti (non dirigenti) con contratto a tempo determinato. A dicembre dello scorso anno, però, il ministro (siciliano) per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, Gianpiero D’Alia, annunciò che nella Legge Finanziaria del Governo Letta erano stati approvati “nuovi strumenti per superare il precariato.

     

    Caro contribuente, brutte notizie per te: se prima la scadenza ultima per compiere un'opportuna "ricognizione" dei posti in bilico e di quelli davvero necessari, e quindi per valutare le possibili stabilizzazioni, era il 31 dicembre 2013, ecco che il Governo Letta avalla una proroga dei contratti di “precari” e “lavori socialmente utili” fino al 31 dicembre 2014. Giubilo da parte dei sindacati locali, come dimostrano i ritagli di giornale del tempo. Ora che il 31 dicembre 2014 si avvicina, ecco un altro emendamento per sancire che la stabilizzazione must go on, fino alla fine del 2015. Su questo fronte pare non esserci spending review o rottamazione che tenga. Ma l’iter della Legge di Stabilità in Parlamento non è ancora finito.