Putiniani tedeschi, ma d'establishment

Giovanni Boggero

    Che soltanto l'estrema destra europea sia putiniana è un luogo comune duro a morire. Come si è spiegato il 4 dicembre scorso sul Foglio, il luogo comune non corrisponde ovviamente a verità. In Germania l'SPD intrattiene da sempre rapporti molto cordiali con Mosca e, anche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, le strizzatine d'occhio alla Russia non sono mancate. Alle manovre dei socialdemocratici si aggiunge ora un appello ("Wieder Krieg in Europa? Nicht im unseren Namen!", "Di nuovo guerra in Europa? Non nel nostro nome!"), pubblicato dalla Zeit a inizio dicembre, con il quale 64 personalità del mondo politico, imprenditoriale, culturale e religioso tedesco mettono in guardia l'establishment europeo da un'escalation e, in ultima analisi, da una guerra contro il Cremlino. Basta demonizzare la Russia e guai a perdere di vista i successi della politica della distensione!

     

    Tra i firmatari dell'appello, nato dall'iniziativa di tre politici della Cdu, dell'Spd e dei Verdi, ci sono anche l'ex Cancelliere socialdemocratico Helmut Schmidt e l'ex Presidente della Repubblica democristiano, Roman Herzog, ma anche l'ex Ministro degli Interni dell'SPD, Otto Schily, l'ex-vicepresidente del Bundestag, il liberale Burkhard Hirsch, il regista Wim Wenders e l'ex capo della chiesa luterana tedesca, Margot Käßmann.