Un figlio di trenta piani
Non è difficile fare il 49 per cento dello share. Basta prendere una donna di cinquant’anni, vedova da quattro, cui adesso un tribunale dà il permesso di impiantare l’embrione crioconservato fecondato dal marito quando era ancora vivo.
Non è difficile fare il 49 per cento dello share. Basta prendere una donna di cinquant’anni, vedova da quattro, cui adesso un tribunale dà il permesso di impiantare l’embrione crioconservato fecondato dal marito quando era ancora vivo. Però diciannove anni fa. Poi si fa un titolo: “Il marito è morto, sì all’impianto di embrioni”. Roba che persino Papa Francesco, forse… Avessero scritto: “Il marito è morto, sì a ereditare i soldi esportati in Svizzera sulla lista Falciani”, sarebbe stato il finimondo. Ma il pudico e comune senso delle cose è così, nulla di ciò che esiste, e pure di ciò che non esiste, va discriminato. A Sanremo va in onda la famiglia di 16 figli, esposta alla ruota della fortuna come una variante dell’albero di 30 piani. Roba che Papa Francesco… E anche senza forse. Poi basta prendere due filosofi e metterli a confronto. E lasciar dire a Remo Bodei: “Il fatto stesso che sia possibile far nascere bambini con questa tecnica significa che si stanno seguendo leggi di natura”. Leggi di natura. Ma soprattutto: “Bisogna tener conto di come sono fatti gli esseri umani, dei loro bisogni e desideri”. Impaginato di fianco c’è Francesco D’Agostino, bioeticista, nel ruolo del poliziotto cattivo: “Con tutto il rispetto, queste ipotesi hanno un connotato di necrofilia, un indebito attaccamento alla morte”. Necrofilia. “Allora diamo ragione alla legge 40 per cui ogni embrione deve essere impiantato nell’utero della mamma”. Secondo voi, anche senza televoto, chi dei due supera la prima serata? Chiedetelo a #MarioAdinolfi. O magari a quell’ammazza bambini ciccioni di #AlessandroSiani.
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