Yanis Varoufakis (foto LaPresse)

Pane, amore ed Exarchia. Togli un Varoufakis da tavola

Maurizio Crippa
Il primo cui la rivoluzione presentò il conto, inteso il conto del ristorante, fu Dario Franceschini. Stava seduto a Roma in trattoria, nelle radiose giornate in cui si rieleggeva Napolitano al Colle, e venne aggredito e insolentito da “centinaia di grillini” che passavano di lì.

Il primo cui la rivoluzione presentò il conto, inteso il conto del ristorante, fu Dario Franceschini. Stava seduto a Roma in trattoria, nelle radiose giornate in cui si rieleggeva Napolitano al Colle, e venne aggredito e insolentito da “centinaia di grillini” che passavano di lì, forse sognando di essere la Guardia rossa, “che mi vedono, mi filmano e mi insultano”. Stavolta la purga rivoluzionaria è toccata a Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze greco, che aveva deciso di uscire a cena ad Atene

 

con la moglie, magari per togliersi via il sapore  acido dei cavoletti di Bruxelles che gli hanno ficcato in gola nei giorni scorsi. Col senno di poi, poteva trovare qualcosa di più appartato che non un ristorantino del quartiere Exarchia, notoriamente frequentato da anarchici e syrizi incazzati. Fatto sta che quelli l’hanno visto, il figaccione che non è riuscito a scucire un euro alla Merkel e a quelle sanguisughe di banchieri, e di colpo lo stronzo è diventato lui. Gli hanno lanciato persino i bicchieri, la sua compagna gli ha fatto scudo col suo corpo (questo, crediamo, Franceschini non l’avrebbe permesso mai). Poi lui ha detto che è stata una discussione cordiale, volevano solo sapere come andava la trattativa, e “dopo 15 minuti ce ne siamo andati con la moto indisturbati”. Sarà, non diciamo di no. Ma resta quella sensazione sgradevole, come una lisca di pesce tra i denti, che la rivoluzione alla fine è un risentimento gastrico per quello che mangiano gli altri.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"