La superiorità antropologica del Mancio pol. corr.

Maurizio Crippa
Frocio e finocchio, gli ha detto. E il Mancio: “E’ razzista. Si deve vergognare. Uomini come lui non possono stare nel calcio”. Quello ha risposto che poteva anche dargli di democristiano (ci mancava, la Cgil Calcio), tanto per aggravare la sua posizione di minorità universale.

    Frocio e finocchio, gli ha detto. E il Mancio: “E’ razzista. Si deve vergognare. Uomini come lui non possono stare nel calcio”. Quello ha risposto che poteva anche dargli di democristiano (ci mancava, la Cgil Calcio), tanto per aggravare la sua posizione di minorità universale: “Sono cose che devono finire sul campo” è un’idea che solo un analfabeta digitale può avere. Il Mancio è stato stronzo, ma ha fatto bene. Perché s’è messo, sapendo di avere ragione, dalla parte della storia che ha ragione. C’è chi pensa che invece è stronzo e basta, perché il politicamente corretto è la neolingua che ci strozza. Il che è vero, ma con la postilla che c’è anche chi andrebbe strozzato nella culla.

     

    Nato per circoscrivere le disuguaglianze, come ogni nemesi che si rispetti il pol. corr. è divenuto sanzione di superiorità antropologica. Perché gli uomini sono tutti fratelli, ma non sono tutti uguali. Abbiamo imparato tutti a vestirci, tranne Sarri. Abbiamo imparato tutti a stare al mondo, tranne Sarri. Abbiamo imparato tutti a esprimerci in un idioma comprensibile, tranne Sarri. (Prendendo Sarri non come persona, chi se ne fotte, ma come paradigma). Se per essere politicamente scorretti bisogna ammettere che i Sarri abbiano gli stessi diritti di cittadinanza degli altri, allora il pol. corr. è una conquista di civiltà. “In Inghilterra uno come lui non starebbe nemmeno in un campo di allenamento”. Dopodiché, non lo so se il Mancio sia frocio. Ma io mi sono innamorato.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"