Sul cuore matto e grande del Cavaliere

Maurizio Crippa
Poi però andrà tutto bene, perché l'ottimismo è sempre stata la chiave di volta di Silvio Berlusconi. O meglio, più che ottimismo, la convinzione naturale che la vita è bella e buona, e produce sempre un gioviale vantaggio e va vissuta così, senza risparmio, perché il tempo è denaro, e come no!, ma

Poi però andrà tutto bene, perché l’ottimismo è sempre stata la chiave di volta di Silvio Berlusconi. O meglio, più che ottimismo, la convinzione naturale che la vita è bella e buona, e produce sempre un gioviale vantaggio e va vissuta così, senza risparmio, perché il tempo è denaro, e come no!, ma è anche l’allegria del fare e di godersi le cose. Poi però non era andato tutto bene, in quel ricovero di routine dopo lo stress delle elezioni, se ieri il suo medico di fiducia, l’Alberto Zangrillo, durante una conferenza stampa al San Raffaele ha dovuto dire che “Berlusconi ha rischiato di morire: è arrivato in ospedale in condizioni molto severe, ha rischiato la vita e ne era consapevole”. E che l’ex presidente del Consiglio e di infinite altre cose sarà operato al cuore “per un’insufficienza aortica grave”, con sostituzione della valvola aortica. Ma stare qui a far la cronaca coi bollettini medici e gli strologamenti non è da noi, da noi del Foglio, che al Cav., “l’Amor nostro”, abbiamo sempre voluto e solo bene.

 

E honi soit chi stasera non la pensa bene assieme a noi. Ma andrà tutto bene davvero, perché neppure Silvio Berlusconi nei suoi momenti di onnipotenza col suo amico don Verzè – e neppure i suoi peggiori odiatori nei loro peggiori incubi – ha mai supposto di essere immortale. E quando è venuto a trovarci per i nostri vent’anni, il suo debutto in redazione, spargeva vitalità e celiava con grazia sui suoi ottant’anni e sulle battute che si scambiano, in materia, lui e l’amico Fidel. Certo, nel suo cuore diventato d’un tratto matto ci sono anche i segni di un uomo che non s’è risparmiato nulla e che del suo corpo di brianzolo ricco e postmoderno ha sempre fatto quel che ha voluto, inseguendo un suo ideale privato di bellezza e di eterna giovinezza. Fatto per cui tanti l’hanno detestato: gente di un mondo che invece gli assomiglia così tanto. E non vi spiegheremo adesso perché. Vi spiegheremo invece che come un re pronto a farsi fare a pezzi ha dato molto del suo cuore, della sua energica salute, per le cose in cui credeva, per la politica che sognava, per il “popolo delle libertà” (sia scritto minuscolo) che ama e che lo adora. Meglio di così non potrebbe mai andare. Da noi abbia una stretta di mano, quelle strette di mano che non ha mai rifiutato a nessuno, e un imbocca al lupo.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"