La pazzia di Orlando (tre prove, un indizio)
Credeteci voi, alle congiunzioni astrali e agli anni con la luna storta. Tre indizi senza correlazione fanno una prova solo nella zucca di certi pm. Però, quando ieri è arrivata la terrificante notizia (con video, che le notizie senza non contano più) del bambino di due anni trascinato in acqua da un alligatore al Grand Floridian Resort della Disney, a Orlando, e il bambino non s’è più visto, e c’è poco da sperare in un happy end tipo Giona nella balena, il pensiero è venuto anche a me. Sabato notte al Pulse Club era entrato altro che un alligatore, un mostro gay omofobo islamista terrorista, e sappiamo com’è andata.
La sera prima, un tardo epigono sbroccato di David Chapman ha ammazzato Christina Grimmie, cantantina forse senza talento ma di certo senza colpa, che si esibiva in città, a Orlando. Gli anni funesti forse no, ma questo sono i cinquecento anni dell’Orlando Furioso, e io mi sento un po’ come “il mesto conte”, che “di pianger mai, mai di gridar non resta; / né la notte né ’l dì si dà mai pace”. Orlando, quello pazzo, che “stanco al fin, e al fin di sudor molle, / poi che la lena vinta non risponde / allo sdegno, al grave odio, all’ardente ira, / cade sul prato, e verso il ciel sospira. / Afflitto e stanco al fin cade ne l’erba, / e ficca gli occhi al cielo, e non fa motto”. E pure a trascurare che a fare matto il Prode fu un saracino, c’è poco da far motto, e da pensare invece che tre prove fanno un indizio. L’indizio che a governare la nostra vita c’è solo un senno perso sulla luna. Una luna storta.
Il Foglio sportivo - in corpore sano