Tiziana Cantone, la Boschi, e l'indicibilità che è un'altra cosa
Non ho “opinioni” sul caso di Tiziana Cantone, dovrebbe essere vietato. So due cose:
1) Nella libertà illimitata di ognuno c’è anche quella di farsi video hot e di non doversi suicidare per questo.
2) Qualcuno dovrebbe risponderne, ma non accadrà.
Ho letto Annalena: perfetta. Ho letto anche Maria Elena Boschi su Facebook: “Se l’è andata a cercare. In questa frase c’è la vergogna di secoli di violenze sulle donne”. Certe frasi della signora Boschi, così apodittiche e monodimensionali, hanno la capacità di convincermi ipso facto del contrario. No. Non è solo questione di genere: non sono ragazzine quelle che hanno filmato un’amica in un bagno, e poi l’hanno messa su WhatsApp? Purtroppo è peggio. C'è la libertà assoluta di fare qualsiasi cosa, e c’è la libertà tecnologica assoluta di farne qualsiasi cosa. Poi però c’è una “progressiva erosione del margine di indicibilità” (Michele Serra). E “l’indicibilità” è quel punto (reale, non virtuale) che non corrisponde alla somma dei nostri corpi, della nostra psiche, delle nostre extension digitali. E’ il punto in cui la libertà cambia nome e diventa Libero Arbitrio. Nessuna possibilità di uno smartphone e nessuna doxa sociale dovrebbe impedirci di dire: questa libertà c’è, ma non la uso. Perché bisogna saperlo: quell’indicibilità, che sia corpo o sia psiche (etsi anima non daretur) quando va a sbattere, là fuori, contro quella cosa dura, e cattiva, che è la vita, si fa male. Maledettamente male.
Il Foglio sportivo - in corpore sano