Il manifesto del #FertilyDay criticato come "razzista"

L'utilità della foto da babbei del Fertility Day

Maurizio Crippa
Chissà se poi Roberto Saviano avrà passato un bel compleanno, ieri, con la torta e il resto, o se quella sciagurata gliel’ha proprio rovinato, col suo Fertility Day.

Chissà se poi Roberto Saviano avrà passato un bel compleanno, ieri, con la torta e il resto, o se quella sciagurata gliel’ha proprio rovinato, col suo Fertility Day. Ieri era pure il mio onomastico, e francamente non mi sono sentito né più felice né più depresso all’idea che tra nove mesi, magari, saremo una mezza dozzina in più: se qualcuno ieri sera avrà accettato l’invito per uno stile di vita “sano” e copulatorio. Deprime di più che ci sia un ministro, Beatrice Lorenzin appunto, con uno staff della comunicazione così delirante. I furboni che hanno gridato contro la campagna “razzista” sono in malafede.

 

Ma una fotografia meno esposta al dileggio non ci voleva un’aquila a trovarla. Il problema non è il nero associato agli “stili cattivi” di vita: è che in quella natura smorta manca soltanto uno dell’Isis, tanto è caricaturale l’insieme. Ma di questo, amen. Molto più serio è quest’altro: il Fertility Day è stato attaccato in nome di una presunta illiceità di chicchessia di suggerire ad altri “stili di vita”. Peccato che non soltanto la pubblicità, ma i governi e le industrie, e l’Onu e l’Oms, e le campagne mediatiche non fanno che imporre stili di vita, o sanzionare comportamenti. Impongono persino i modelli più o meno androgini,  più o meno etnicizzati cui dovremmo tendere a somigliare. E nessuno obietta, o se ne accorge. Quella foto da babbei ha la grazia, almeno, di rivelare questo paradosso.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"