Spotify vota NO
Per descrivere il rapido trascolorare da giovane promessa, a leader affermato a icona da copertina pop ci vorrebbe Edmondo Berselli. Ma l’audacia si addice anche ai visi pallidi e il nostro amato premier non s’è tirato indietro e ha sfidato, un po’ meno abbronzato, sulla copertina di Rolling Stone l’icona rock del suo amico Obama. Che non passerà alla storia come un Roosevelt, ma quando ha messo ha disposizione dei media la sua playlist di Spotfy ha fatto un figurone. “Non è la playlist di un politico”, s’inchinò Rob Sheffield di Rolling Stone Magazine, è l’ottima selezione di un “full-time music lover”. Da cui si comprende anche perché, in otto anni, Obama si sia dimenticato una dozzina di guerre in giro per il mondo: stava scaricando Justin Timberlake. Con approccio più scoutistico, Matteo Renzi ha messo davanti la modestia, “Mi considero molto semplice, l’anti rockstar per eccellenza”. E fin qui, un democristiano da Canzonissima. Poi è cascato, maluccio, sulla playlist. “Su Spotify ho un po’ di tutto. Andiamo a comandare di Rovazzi ce l’ho, ma ho anche roba di gente che mi detesta, tipo Vorrei ma non posto di J Ax e Fedez. Ho veramente di tutto: da Signore delle cime all’ultimo di Elio e le Storie Tese”. Rovazzi, Fedez? Dio mio, per forza lo vogliono mandare a casa. Signore delle cime la cantava Flaminio Piccoli, ma almeno lui era alpino, e per giunta partigiano: oggi avrebbe votato no. Comunque, per stare sulla musica: la riforma della Costituzione la scriveva meglio Arisa da ubriaca.
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