Belli i 500 euri ai 18enni (basta non vendersi un rene)
Basta passare attraverso lo spid e attivare una app, dopo essersi registrati sul sito www.18app.it. Confido con orgoglio sulla capacità di mio figlio diciottenne di saper fare in un battibaleno tutto ciò, che a me risulta di ostica comprensione come un ricorso di Valerio Onida, cosicché possa incassare la mancia, pardon il bonus, dovuto. E potersi dedicare con profitto a spenderlo per attività culturali le più varie, che vanno dall’acquisto di libri o di biglietti per il cinema e il teatro, ai concerti, alla visita di mostre e musei e persino parchi naturali. È il mitico bonus per i ragazzi che compiono 18 anni, finalmente arrivato dopo lungo annuncio, e ai malmostosi che hanno polemizzato sul significato recondito della regalìa non diamo retta.
Se li spenderanno tutti in cultura, quei soldi, ci sarà da essere contenti. Resta il dubbio, se sia l’unico modo per dare un’iniezione di gioventù al senescente paese. Però intanto ieri, sulla Stampa, c’era un’altra notizia che per l’inverso dava il senso di cosa significhi essersene fregati molto dei giovani, e aver condotto una buona vita, sana e alta di standard. Alle Molinette c’è stato un doppio trapianto di reni da un unico donatore, solo che il donatore aveva 83 anni, e 78 anni il trapiantato. Un rene è buono fino a novant’anni, spiegano, e l’aumento dell’età media dei donatori è forte: 48 anni nel 2002, 60 quest’anno. Invecchiare bene è un vantaggio, nel paese dei vecchi. A patto di non dovercelo vendere, il rene, per foraggiare il bonus ai diciottenni.
Il Foglio sportivo - in corpore sano