Matteo Renzi alla Leopolda (foto LaPresse)

Due tuìt sulla Leopolda e un problema più generale

Maurizio Crippa
Siccome sono spericolato, mi fido molto dei tweet di Annalisa Chirico. Specialmente se li rituitta Christan Rocca, di cui mi fido ciecamente (ad ogni Election day, diciamo, e se non parla di Moggi).

Siccome sono spericolato, mi fido molto dei tweet di Annalisa Chirico. Specialmente se li rituitta Christan Rocca, di cui mi fido ciecamente (ad ogni Election day, diciamo, e se non parla di Moggi). Ieri @AnnalisaChirico ha tuittato: “Per la cronaca, visto che c’ero, il ‘fuori fuori’ è durato 5 secondi, ed è stato subito sedato dallo stesso Renzi. Polemiche sul nulla”. E @christianrocca ha aggiunto il carico: “Io non c’ero, ma ho guardato il video della vergogna e non si sente nessun coro”. Io alla Leopolda mi appassiono così tanto che, bislacco per bislacco, nel weekend ho seguito solo il casting per l’allenatore dell’Inter. Però conosco i giornali, e mi fido dei tweet citati. Con una considerazione di carattere generale.

 

Un tempo i partiti avevano la dogmatica dell’unità interna: tessere e correnti a quello servivano. L’innovazione di cui va dato atto a Renzi (o aveva già iniziato Veltroni?) è di aver introdotto il concetto di partito contendibile. Si dà voce alla propria costituency, si pone un programma, si fanno persino le primarie, coi cinesi o no. Un partito all’americana, si dice. Là persino Bernie Sanders, persa la nomination, decide di votare Hillary. E’ moderno, è una buona idea. Intelligente. Soltanto che, sarà colpa di Renzi, di Bersani, o del Cav., in Italia l’esito del processo è stato che non sono nati partiti contendibili, ma partiti leaderistici: e lì o ci stai o sei fuori. Anche se nessuno lo grida. Nell’alambicco che doveva sublimarci dalla Prima alla Terza Repubblica, qualcosa non ha funzionato.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"