E il populista slovacco gridò: basta referendum, per carità!
“Vi chiedo di smetterla con queste avventure, come il referendum britannico e quello italiano, che riguardano argomenti nazionali ma che pongono una minaccia all’Unione europea”, ha detto il primo ministro della Slovacchia
Lui si chiama Robert Fico, e a noi provinciali scatta l’assonanza con il grillino da Vigilanza, e ci vien voglia di liquidarlo come un populista a oltranza, di quelli un po’ rossi e un po’ bruni, orbi alla bella politica come un qualsiasi Orbán. Ma poi, però. Poi però bisogna riflettere che invece è il primo ministro slovacco – di questi tempi non è che conti molto meno del nostro Conte Felpato – ed è uno che sa il fatto suo. Era nel Partito comunista cecoslovacco, poi ha fondato un suo partito socialdemocratico. Infine ha svoltato decisamente verso il nuovo mainstream europeo: il populismo duro e puro, di destra ma anche di sinistra, epperò anche furbo come certi contadini: quelli che badano al sodo, e alla democrazia danno quel che merita. Dei calcioni. Così, lunedì, il primo ministro della Slovacchia ha lanciato ai colleghi leader europei un appello piuttosto inusuale nel tono, e innovativo nel contenuto. Ma forse, forse, per nulla scemo: li ha invitati a bloccare, per carità!, qualsiasi referendum, di qualsiasi tipo: “Vi chiedo di smetterla con queste avventure, come il referendum britannico e quello italiano, che riguardano argomenti nazionali ma che pongono una minaccia all’Unione europea”. E così, il leader populista che taglia le unghie al popolo, manco fosse un sicario delle élite, in nome di quel che resta del barcone europeo, è una delle metafore più folli, e azzeccate, del quadro politico mondiale. Ma anche nazionale.