Se pure Gigi D'Alessio è pronto per il Congresso del Pd
Le esternazioni del cantante napoletano dopo l'eliminazione da Sanremo
Poi siamo sempre lì, “in questo benedetto, assurdo Belpaese”, come cantava quello, che però a Sanremo non ci andava. Siamo sempre lì, nel paese dei rosiconi e dei vecchi, a vedere chi vince la partita tra rottamatori e rottamati. Prendete Gigi D’Alessio, come dire la melodia del passato che non passa. L’hanno fatto fuori, la presa con filosofia: è andato dal Financial Times del settore, inteso Chi, e ha esternato (termine d’antan). “A Sanremo non è stato fatto fuori D’Alessio, è stata fatta fuori una categoria di cantanti. Qual è la motivazione, quella di far vincere i giovani?”. Ci hanno usati come esche, a noi dell’altra èra geologica. Se no col piffero che facevano undici milioni, con quelli dei talent (che è un’opinione come un’altra, ma l’ha detta al Financial Times).
Hanno salvato la Mannoia (sottinteso che è vecchia pure lei), sì, ma “la giuria di qualità è normale che salvi la Mannoia, perché fa figo”. E poi se fra i giurati “c’è Paolo Genovese, il regista di Perfetti sconosciuti e la colonna sonora è di Fiorella Mannoia, vorrà dire che gli piacerà, no?”. E poi: “Le cose che a 20 anni non capivi, a 50 le capisci e non è che posso ingoiare tutto, ho deciso che se devo mandare affanculo qualcuno lo faccio. Non sono rimasto contento nei confronti del sistema Sanremo”. Così, a leggere, i casi sono evidentemente due. O anche Gigi D’Alessio, come direbbe il suo omonimo Di Maio, è un servitore dello stato e andrebbe rispettato. O invece che a Sanremo, credeva di stare al Congresso del Pd.
CONTRO MASTRO CILIEGIA