
Lara Comi (foto LaPresse)
Chiedere scusa a Lara “Comic”. (Nota sui bamboccioni)
“La prima volta a Bruxelles avevo 26 anni. Ero giovane e avevo bisogno di mia madre… è insegnante di italiano. Mi preparava i discorsi, seguiva la mia agenda", ha detto l'eurodeputata per difendersi dalle accuse di un'indagine dell’Ufficio antifrode dell’Ue
Il rubrichista, tradito dal suo essere petrarchista, doveva delle scuse a Lara Comi, che è una giovane ma non ignota europarlamentare del gruppo del Ppe, provenienza Forza Italia. Il petrarchista distratto l’aveva chiama Laura (“Erano i capei d’oro…”, ah, l’amour). Ieri però, al calembourista che è nascosto dentro a ogni petrarchista, sarebbe venuto di chiamarla Lara Comic. Ma sarebbe stato un altro errore, e soprattutto avrebbe condotto lontano dalla possibilità, magnifica, di capire qualcosa della nuova politica, o dei nuovi in politica. Lara Comi è finita avviluppata nelle follie esilaranti di un’indagine dell’Ufficio antifrode dell’Ue (si chiama Olaf), a proposito di presunti abusi nei rimborsi spese. Per aver, nel 2009, assunto la mamma come consulente parlamentare. Inezia, ma abbastanza per infangarla come fosse una qualsiasi euro-collega grillina, di quelle che si facevano preparare dossier copiati da Wikipedia e manco se ne accorgevano. Si è difesa, Lara, su Rep., raccontando la sua virginale verità: “La prima volta a Bruxelles avevo 26 anni. Ero giovane e avevo bisogno di mia madre… è insegnante di italiano. Mi preparava i discorsi, seguiva la mia agenda. Si è messa in aspettativa non retribuita per aiutarmi”. Ohibò, l’errore tecnico è stato del commercialista (la legge era cambiata). Ma questo profumo di bamboccioni, a 26 anni in Europa, che fa tanto comic, da dove promana?

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