Il cartellino rosso della democrazia contro gli asino-fascisti
L’Ufficio di presidenza della Camera ha sospeso per 15 giorni i 19 deputati grillini che il 22 marzo tentarono l’irruzione nell’ufficio
Chissà se l’Ocse, promuovendo il nostro sistema educativo, ha tenuto conto anche della residuale, ma vivaddio ancora esistente, capacità di sospendere gli asini, nel senso di mandarli a casa per punizione. La mania di sospendere, del resto, è una prerogativa degli energumeni della scatola di tonno: al primo Pizzarotti che sgarra, loro lo sospendono. Però chi la fa l’aspetti, e ieri la vituperata democrazia rappresentativa s’è data una rassettata e ha tirato fuori il cartellino rosso. L’Ufficio di presidenza della Camera ha sospeso per 15 giorni i 19 deputati grillini che il 22 marzo tentarono l’irruzione nell’ufficio stesso, sventolando manifesti-target con la faccia dei colleghi da punire e slogan di alto ingegno istituzionale: #sifreganolapensione. Un episodio “senza precedenti, di una gravità assoluta e con modalità aggressive”. Qualche assistente della Camera ha dovuto ricorrere al medico. Squalifiche minori sono state comminate ai Cinque stelle che avevano protestato in Aula, ma restando nei banchi o sotto la presidenza. Non che sia la nemesi del populismo e il ritorno alla civiltà politica, questo no. Ma che il Parlamento abbia trovato la forza d’animo di sanzionare i fascisti del Terzo millennio, i presunti cosacchi da bivacco nell’Aula sorda e grigia, che non si limitano alle parole ma hanno in mente di passare prima o poi ai fatti, fa ben sperare. Dietro la lavagna, somari. O dietro al muro invalicabile della democrazia, che è anche meglio.