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Quel pomeriggio in un mondo di cani. A Torino

Maurizio Crippa

Ventidue ore a lanciare roba giù dal balcone al quinto piano di un palazzo del capoluogo piemontese

Si è arreso dopo 22 ore. Non era in banca come Al Pacino in Quel pomeriggio di un giorno da cani ma al quinto piano di un palazzo di Torino. Però lo spettacolo forse è stato anche meglio, a giudicare dal pubblico. Lui documentava se stesso in diretta su Facebook, e per tutta la notte ha continuato a lanciare roba giù dal balcone. L’acquario con dentro i pesci, il forno, i piatti, il condizionatore. Aveva una pistola e minaccia “vi sparo”. Paura? Macché. Una gioia per gli occhi, un passatempo. Centinaia di spettatori. Il bar della strada “ha esaurito patatine e bottigliette d’acqua”. Una donna con un bimbo nel passeggino che sembra al lunapark: “Ho ordinato la pizza e ora vado a vedere”, racconta una mirabolante, per nulla enfatizzata, cronaca di Repubblica. C’è chi fa la ola ad ogni oggetto che si schianta giù sull’asfalto. Una bambina di otto anni fa i capricci: “Ti prego mamma ancora cinque minuti poi possiamo andare, magari lancia il frigo”. Rispetto a quarant’anni fa e all’orgia mediatica raccontata da Sidney Lumet è cambiato qualcosa, in peggio. Ma non è Facebook. E’ un surplus di cinismo, di assuefazione post-sartriana all’evidenza che “l’inferno sono cazzi degli altri”. Forse il clima da linciaggio sociale reso effervescente dai media e dai populisti pop incide la sua parte. Forse siamo diventati un po’ più cani. Di notte la scena è illuminata non dalle fotoelettriche, ma dai flash degli smartphone.

 

Ps. L’uomo sembra sia affetto da bipolarismo, ma non ditelo a Renzi e Calderoli.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"