Niente da cantare
Non mi piace parlare di bambini, di ragazzine e di ragazzini morti. Leggi le parole degli altri, sono quasi sempre inutili
Non mi piace parlare di bambini, di ragazzine e di ragazzini morti. Leggi le parole degli altri, sono quasi sempre inutili. Pensi a cosa potresti scrivere a tua volta, ma un filo di buon senso (o è un malinteso senso di decoro?) ti tiene lontano dallo scoprirti capace di una qualsiasi idiozia. Ti dici che sono cose che dovrebbero rimanere oltre il limite di ogni silenzio, forse è vero. Forse invece è più comodo pensare così. Poi, dopo i ventidue teenager (si dice ancora così, in occidente?) di Manchester, ieri ne sono morti altrettanti, o quasi, al largo del porto di Zuara, trenta miglia dalle coste della Libia. E ieri una che potrebbe essere una Ariana Grande per giovani italiani che non hanno fatto l’Erasmus, Noemi, sul suo “account verificato” @noemiofficial ha tuittato: “La morte dei giovani è un naufragio... (cit. Plutarco) #Manchester #prayingforManchester”. Forse voleva essere profonda, allusiva. Forse i cantanti dovrebbero cantare, e tutti gli altri tacere. Non ha senso la contabilità dei morti, e honni soit chi come al solito la farà. Così sarebbe meglio non parlare, e questa volta per decenza. Ma tanto vale scriverlo, l’unico pensiero che ho. Che per bomba o per acqua, per Dio cattivo o un cattivo destino, stamattina un Padre li vedrà tutti uguali, tutti innocenti.
The Donald e The Francesco ieri non hanno parlato di immigrazione. Hanno preferito tenersi su un campo neutro: la libertà di religione.