Andrà bene così, Charlie
I figli non sono nostri, assolutamente mai, non sono nati nemmeno per farci compagnia. Hanno un destino loro, ed è buono
Dell’assurdità giuridica di giudici che si arrogano il diritto di stabilire che il “best interest” di Charlie Gard sia quello di morire, persino a fronte di una residuale possibilità di cura e della volontà di chi ne ha la responsabilità di cura, s’è detto tutto ed è inoppugnabile. Ora che di Charlie si sono accorti persino Grillo, persino le homepage fino a ieri distratte, ora che il cerchiobottismo di monsignor Paglia ha detto la sua, non viene nemmeno voglia di parlarne.
Ma ci sono i genitori, e quale strazio più grande? Lo strazio impotente dei genitori davanti al dolore di un figlio, lo può capire solo chi l’ha conosciuto; o lo si può solo intuire, ma bisogna togliersi dall’inutile mainstream delle opposte dottrine. Questi genitori impotenti vogliono curare un figlio. Non so se siano agnostici o religiosi, e nel caso di quale fede. Ma c’è un'evidenza, che riguarda tutti. Questo figlio potrebbe morire comunque, e contro ogni speranza di cura. È un amore più grande volerlo tenere qui, ancora un po’, o lasciarlo andare? I figli non sono nostri, assolutamente mai, non sono nati nemmeno per farci compagnia. Hanno un destino loro, ed è buono. Bisogna avere l’amore di lasciarli andare. È la paura nostra che andranno nel grande Nulla a farci tremare. Ma non è così. Non è per questo che sono nati: è così evidente. Sono nati per la loro piena felicità. Charlie, ma forse non ora, un giorno andrà nella casa del Padre, nelle braccia del Padre nostro che sei nei Cieli. Ce lo porteranno i santi Angeli. E sarà più felice che se fosse vissuto. Andrà bene così, Charlie.