L'ayatollah del meteo Zucconi, Irma la Truce e Trump
“E’ soltanto una coincidenza”, si chiede Zucconi, se “il più feroce uragano da almeno cent’anni” e ora “Irma la Truce” cadano, “a così breve distanza” sulla presidenza che ha “denunciato l’accordo di Parigi sul clima”?
"E’ un messaggio per Trump che arriva dall’Oceano. Si chiama Irma”. “Dice al presidente che la Terra, l’atmosfera, gli oceani sono in collera con lui”. Il comincio dell’Apocalisse secondo Vittorio Zucconi ieri su Rep. andrebbe messo in musica. Ma più che altro sembra un message in the bottle, nel senso che almeno un paio deve averle scolate, per produrre una prosa così ubriaca. “E’ soltanto una coincidenza”, si chiede, se “il più feroce uragano da almeno cent’anni” e ora “Irma la Truce” cadano, “a così breve distanza” sulla presidenza che ha “denunciato l’accordo di Parigi sul clima”? Il clima “non vota alle elezioni”, ammette Zuc., e meno male. Del resto, come dice Piero Angela, che di scienza ne sa, neanche la velocità della luce l’hanno decisa per alzata di mano. Però, nella cosmogonia di Zuc., il clima “fa politica e le coincidenze raccontano spesso la verità, come sanno i lettori di romanzi gialli”. Irma a braccetto con Harvey (“questa coppia terribile di brutali immigrati clandestini”, giuro che l’ha scritto) è il castigo del Dio Clima. “Fa giustizia dell’antiambientalismo nazionalistico”, perché “non esistono confini di fronte ai grandi eventi climatici che si abbattono nella loro indifferenza su buoni e cattivi, su bianchi e neri, nel suo globalismo climatico”. Come il più improbabile degli ayatollah, o un predicatore della sezione meteo del Ku Klux Klan, Zuc. evoca il castigo di Dio come altri lo evocavano per l’Aids, e qualcuno è arrivato a farlo per i terremoti. E tutto per la “coincidenza” di due uragani. Aspettiamo almeno il terzo, che, come nei gialli, almeno farebbe una prova.