L'indipendenza è una cosa seria e l'Italia è ridicola

Maurizio Crippa

A Barcellona ci sono politici pronti alla galera. In Padania c’è un leader che piagnucola sui complotti e querela i rivali

Metterei un personale like per l’indipendenza della Catalogna, così per simpatia. Ma anche non serve. Seppure per un punto di principio mi verrebbe da chiedere perché, vent’anni fa, l’occidente si mise in armi a fianco di una banda di tagliagole islamizzanti che volevano l’indipendenza dalla Serbia, e invece i pacifici catalani no. Ma tornando coi piedi per terra, insomma ben piantati nel pantano che chiamiamo Italia, c’è da notare questo. Abbiamo avuto per vent’anni un movimento padanista, a tratti secessionista, a tratti federalista, che voleva l’indipendenza. Ha prodotto ampolle del dio Po, gadget, guardie verdi disarmate, millantato depositi di pallottole e baionette. Non ha ottenuto un tubo. Adesso si ritrova con un leader che vuole essere nazionalista ma non riesce a togliere dallo statuto la dizione “per l’indipendenza della Padania”. Li hanno mai arrestati? No.

 

In Catalogna ci sono milioni di persone che vogliono fare un referendum, è la democrazia bellezza. Ma la Spagna, intesa come stato unitario, ha fatto una retata di politici e amministratori locali, sequestrato le schede elettorali e forse anche i gazebo e le matite. In Veneto, misero in galera tre pirla che erano saliti sul campanile di San Marco. Però ieri, dopo lungo iter, il comune veneto di Sappada ha ottenuto, questione di sghei, di diventare friulano. I confini non sono così intoccabili. A Barcellona ci sono politici pronti alla galera. In Padania c’è un leader che piagnucola sui complotti e querela i rivali. L’Italia è un’espressione geografica wannabe nazione, la Spagna è uno stato wannabe democrazia.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"