Non si tira in ballo il Cav. per Weinstein, rosario ci cova
Considerazioni sul caso del produttore hollywoodiano, senza fare paragoni
Parlare anche qui di Harvey Weinstein, non ce la si può fare. C’è Mariarosa che spiega da par suo la superiorità del produttore hollywoodiano sui figli di Mia Farrow. Per il resto, come il mio amico Giuliano vorrei sposare @lauracesaretti1 che va inondando Twitter di sardonici commenti sulle caste dive, seguiti dall’hashtag #madai. E persino manderei con la fionda un fiore a @lasoncini, per il suo definitivo “ma se gliela tiravano con la fionda?”. Però @lauracesaretti1 è fior di osservatrice politica, ed è strano che le sia sfuggito un illuminante dettaglio. Non c’è stato nessuno, forse manco il Fatto travagliano, forse manco l’ex portaerei delle dieci domande, che abbia buttato lì un paragone, un parallelo, o una battuta tanto per farla con le feste eleganti e le mirabolanti tecniche di selezione (casting, si diceva appunto) del Cav. Niente. Ed è anche vero che “il mio cuore è infranto al pensiero di tutte le donne che hanno sofferto per azioni imperdonabili”, detto da Lady Weinstein, è un brodino ammosciante al confronto del mitico “ciarpame senza pudore”. Ma, politicamente parlando, il silenzio sull’argomento dischiude interessanti scenari. O al ritorno di Silvio Berlusconi e della sua politica cochon non crede più nessuno, tranne forse Giorgio Napolitano; oppure il patto per il governissimo nazareno e golpista l’hanno già firmato davvero. Oppure, attorno ad Arcore, devono aver schierato un milione di polacchi armati di rosario. Ma questo sarebbe troppo, e Dio non voglia.